Bilinguismo
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Bilingui: cambiano il modo di pensare a seconda della lingua che stanno parlando

Bilinguismo

Ragionare per stereotipi

Vi sarà capitato che all’interno di una discussione qualcuno se ne esca sciorinando uno dopo l’altro tutti i luoghi comuni riguardanti un paese e le persone che lo abitano. Se conoscete a fondo un paese straniero, e se siete originari di quel paese la cosa vi avrà fatto ribollire il sangue! Voi, che conoscete quel paese per esperienza diretta, e non per sentito dire, magari siete anche bilingui, sapete che le cose sono ben lontane da qualsiasi abusato stereotipo.

La mente funziona per semplificazioni

In parte è comprensibile: la mente funziona per semplificazioni, le cose senza sfumature sono molto più facili da comprendere ed assimilare, soprattutto fermarsi alla superficie e distinguere solo il bianco dal nero costa molta meno fatica, ci rende più sicuri delle nostre convinzioni, e non ci mette nella condizione di doverci mettere in discussione. Se non fosse che la realtà è raramente bianca o nera. Ragionare per semplificazioni non è mai positivo. Probabilmente, al contrario, non è mai stato così importante come oggi, essere in grado di cogliere le diverse sfumature. Vi starete domandando cosa possa mai centrare tutto questo con il bilinguismo. Ora ci arrivo.

L’importanza di cogliere le sfumature

Torniamo a quello che ci capita comunemente quando siamo in un paese che, per una ragione o per l’altra conosciamo a fondo, di cui parliamo la bene la lingua da essere in grado di capire, essere capiti, ed essere capaci di sostenere una conversazione. Avete presente quella sensazione di essere un po’ diversi rispetto a quando siamo a casa nostra, quella sensazione di comportarci in maniera leggermente differente dal normale, o di ragionare con altri parametri? Forse non ci avete mai fatto caso, ma pensateci un po’! Capita anche a voi?

Il multilinguismo camaleontico

Quello che vi ho descritto è solo un assaggio di quello che viene definito “multilinguismo camaleontico”. Lo si sperimenta quando si parla una seconda lingua, ma lo vivono in modo ancora più marcato i bilingui precoci. Le ricerche in questo senso sono cominciate quasi un secolo fa, ma si tratta di una materia che viene oggi indagata anche con l’aiuto delle neuro scienze. Pare non ci siano dubbi sul fatto che il linguaggio abbia una grossa influenza sul pensiero, che modifichi la visione del mondo di un individuo, e che addirittura sia in grado di definire la personalità. Per un bilingue, soprattutto se precoce, parlare una o l’altra lingua diventa un po’ come indossare vestiti diversi, o come per un camaleonte modificare il proprio aspetto per mimetizzarsi con l’ambiente circostante.

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Una seconda lingua in età precoce: crescere bambini bilingui

Una diversa comprensione del mondo

E’ proprio questo “mimetismo” del cervello che permette alle persone che parlano in modo fluido più di una lingua, di avere una visione più complessa e articolata della realtà. Ritorniamo a quello che dicevo all’inizio, la capacità di percepire le sfumature! I neuro scienziati si stanno concentrando su molti aspetti del “multilinguismo camaleontico”: essere in grado di prendere decisioni difficili più velocemente dei monolingui, avere le due, o tre o quattro lingue conosciute sempre presenti nella testa, costringendo il cervello ad una salutare ginnastica mentale che scelga la parola più adatta al contesto, maggior capacità di concentrazione, e chi più ne ha più ne metta (se volete approfondire ecco un contributo su bilinguismo e connessioni cerebrali).

Un motivo in più per allevare piccoli camaleonti

Non è il primo, e non sarà certo l’ultimo post sui vantaggi dell’essere bilingui, d’altra parte se ho deciso di creare questo blog è proprio perché credo che scegliere di sottoporre i propri bambini a più lingue contemporaneamente sia una scelta che presenta solo vantaggi, soprattutto se attuata in modo consapevole. Ma qui ho voluto sottolineare in particolare come non si tratti solamente di “regalare” tutto un ventaglio di opportunità cognitive e di vantaggi culturali. Si tratta anche di dare ai vostri bambini l’opportunità di una mente aperta, che capisce istintivamente che i modi di interagire e di pensare sono diversi a seconda del popolo o della cultura che si affronta, l’opportunità di diventare una persona con meno pregiudizi, o magari con una maggiore capacità di metterli in discussione.

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Alcuni esempi

Quando vado in Francia, soprattutto a Parigi, cerco subito un’occasione per mangiare una baguette con le rillettes: si tratta di un panino con una specie di paté di sfilacci di maiale e grasso speziato, accompagnato da dei piccolissimi cetriolini sottaceto. Invitante? Non per me: in Italia difficilmente un piatto del genere mi farebbe venire l’acquolina in bocca. Eppure quando sono in Francia mi sembra magicamente di capire perché i francesi ne vadano matti. Altro esempio, forse ancora più comune. Per tutti voi, che come me parlate il dialetto in determinate situazioni della vostra vita: non avete l’impressione di modificare i vostri modi, la vostra intonazione, la vostra gestualità, quando state parlando il dialetto?

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Non vi percepite leggermente differenti da quando parlate l’italiano? A me capita: mi sembra di entrare in una modalità più confidenziale, diretta e schietta, anche se uso il dialetto, paradossalmente, soprattutto in un contesto di lavoro! Ecco fatto, anche noi, che magari non siamo propriamente bilingui, sperimentiamo nel nostro piccolo il bilinguismo camaleontico. Io lo trovo una cosa piacevole.

Mi fa piacere pensare che, in futuro anche i miei figli potranno sperimentare questa sensazione: sentirsi a casa un po’ in tutto il mondo!

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