Bilinguismo
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Bilinguismo e vita affettiva

bilinguismo e vita affettiva

L’universo emotivo del bambino bilingue

Come il bilinguismo influenza la vita affettiva

A differenza di quanto accade per gli studi sul cervello bilingue, gli effetti e l’impatto del bilinguismo sulla vita affettiva sono molto meno indagati . Ma tenerne conto é fondamentale se si vuole portare avanti un progetto bilingue consapevole. Si eviteranno situazioni di blocco o rifiuto di una delle due lingue. Soprattutto si scongiurerà il fallimento del progetto, ovvero quella situazione per la quale il bambino, che da piccolo è stato sottoposto a due lingue, finisce per abbandonarne una e per non essere più in grado di usarla in età adulta.

Appartenere a due comunità linguistiche e culturali

Parlare una lingua non vuol dire solamente capire e farsi capire, vuol dire soprattutto entrare a far parte di un mondo supplementare. “Conoscere un’altra lingua significa avere una seconda anima sosteneva Carlo Magno, uno che ne sapeva di popoli e culture. È importante che il parlare la seconda lingua si identifichi con un contesto culturale specifico. In questo modo il bambino potrà associarvi l’idea di un paese, di una cultura, di un’affettività. È sicuramente più facile operare questo processo di identificazione quando il genitore che parla la seconda lingua è un nativo. In questi casi il bambino potrà associare alla seconda lingua i parenti che vivono nel paese d’origine del genitore, le relazioni con altre persone provenienti dallo stesso paese, i viaggi nel paese che spesso cominciano fin da piccolissimi.

È più complicato quando, come nel mio caso, si introduce una seconda lingua senza essere nativi. Oltre allo sforzo di introdurla, bisogna crearci attorno un contesto culturale. Dove si parla, chi la parla, perché è importante conoscerla: sono tutte cose da coltivare per creare una cornice culturale alla seconda lingua. Il pericolo, altrimenti, è quello di far mancare le basi al progetto bilingue e renderlo più fragile.

Parole che hanno il sapore dell’amore: la lingua dell’affettività

La seconda lingua sarà spesso un linguaggio dalle forti componenti affettive, una lingua legata alla vita familiare, all’infanzia, al tempo libero e al divertimento. E’ importante esserne coscienti, perché questo è uno degli assi nella manica che avete a disposizione per portare a compimento con successo il vostro progetto bilingue. Qualche tempo fa parlavamo del parentese, quella lingua speciale che i genitori palano ai bambini nei primi mesi di vita, una lingua fatta di parole scandite e cantilene, di sguardi intensi e di emozioni. Coltivare la componente emotiva del bilinguismo è importante. La voce dei genitori, che il bambino ha ascoltato ancora nel grembo materno, è la voce dell’amore. E’ questo il motore di tutto quello che i bambini fanno nei primi anni di vita: sono i genitori e i familiari più stretti coloro che “insegnano”, coloro che sanno le cose che vanno imparate, il resto del mondo esiste solo a contorno.

Bilinguismo ed emozioni

Il legame tra linguaggio ed emozioni è forse ancora più evidente quando si tratta di introdurre una seconda lingua. Se il genitore è un nativo, il passaggio della propria lingua al bambino ha delle forti componenti emozionali. E’ estremamente gratificante per un genitore che il proprio bambino lo capisca quando parla la propria lingua madre, una lingua legata al proprio paese, agli affetti, all’infanzia, ai ricordi più vividi. Al contrario è frustrante che il bambino si rifiuti di parlare la seconda lingua, cosa che può succedere per le ragioni più svariate, e che può portare a situazioni di rancore da parte del genitore o di aperta conflittualità da parte del bambino.

La componente emotiva è forte anche quando, come nel mio caso, il progetto bilingue è frutto di una scelta precisa e incondizionata: oltre alle difficoltà che fanno naturalmente parte del processo di apprendimento di una seconda lingua, si deve affrontare anche la diffidenza di un mondo che spesso non capisce, per ignoranza, e che decide di intromettersi, senza averne titolo.

Pensate che la scorsa settimana ci si è messo pure Babbo Natale, o meglio, un “fake Santa”, come li chiama Ettore. Uno di quei signori vestiti da Babbo Natale, che se ne stanno fuori dai negozi e prendono in braccio i bambini. Sentendo che parlavo ad Ettore e Giulio in inglese, dopo essersi sincerato che fossi italiana, mi ha raccomandato, in dialetto veneto, di assicurarmi che prima imparino l’italiano! E’ brutto pensare di aver avuto degli istinti omicidi nei confronti di Babbo Natale, ma quel signore deve solo ringraziare il costume che indossava!

E’ tutto normale, ma essere consapevoli di quello che può succedere quando si introduce una seconda lingua in famiglia, fa in modo che si possano anticipare o evitare “intoppi emotivi” che potrebbero far fallire il progetto bilingue.

Quando la seconda lingua é legata all’esperienza migratoria

Bilinguismo e rifiuto dell’identità culturale

Spesso il bilinguismo è il risultato di un’esperienza migratoria più o meno desiderata. Quando la famiglia si trova a vivere in un paese straniero, con le componenti emotive che l’emigrazione naturalmente comporta, diventa tutto molto più complicato. Si tratta spesso dei progetti di bilinguismo più difficili e meno consapevoli, e di quelli che, potenzialmente sviluppano situazioni di conflitto tra le due lingue.

Il bilinguismo a scuola

L’inserimento del bambino nell’ambiente scolastico può diventare una vera sfida. Il bisogno del bambino di assumere l’identità culturale del paese ospitante, può portare ad un rifiuto emotivo della propria identità culturale, e ad un “pudore” nell’uso in pubblico della prima lingua. O al contrario, l’incapacità di omologarsi, o il sentirsi rifiutato dal paese ospitante, può portare a difficoltà nell’apprendimento della seconda lingua. Solitamente si tratta della lingua parlata a scuola, dove purtroppo, a volte, gli insegnanti non sono preparati ad affrontare questi casi.

L’importanza di un progetto

In qualsiasi caso l’importante è avere un piano, che sia consapevole e condiviso tra i genitori. I bambini sono degli esseri meravigliosi, pieni di potenzialità e risorse inaspettate. Ma è necessario analizzare i benefici, il contesto e la motivazione all’interno dei quali si sviluppa l’inserimento della seconda lingua. Creare la “cornice culturale”, rendere i bambini partecipi e consapevoli dei vantaggi di parlare più lingue, ed assicurarsi che anche i piccoli, a loro modo, condividano la spinta ad essere bilingui, è fondamentale.

Parlare più lingue: benefici per la mente … e per il cuore

I genitori che frequentano questo blog lo sanno già: il bilinguismo è un vantaggio e un’opportunità in più che offriamo ai nostri bambini. Non c’è da aver paura, non solo non provoca ritardi o problemi nell’acquisizione del linguaggio, al contrario. Ho parlato in vari post di alcuni dei super poteri del bilinguismo. Il cervello bilingue possiede alcune qualità supplementari, che non si riscontrano nel cervello di un monolingue. Che il bilinguismo sia in grado di modificare in positivo la vita cognitiva del bambino e in seguito dell’adulto é cosa dimostrata a livello scientifico. Le implicazioni del binomio bilinguismo e vita affettiva, al contrario, sono ancora tutte da sviscerare. E’ indubbio però che l’impatto sulla vita affettiva ci sia e che non sia da trascurare. L’importante è rendersene conto, fare in modo che questo diventi un asso nella manica, e non un ostacolo all’acquisizione della seconda lingua.

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