L’acquisizione del linguaggio: un’occasione da non perdere
Avete presente quando vi dicono che non dovete parlare un’altra lingua a vostro figlio perché è meglio che impari prima l’italiano? Non c’è nulla di più sbagliato. Aspettare che l’acquisizione del linguaggio sia in stato avanzato, o addirittura completata, per imparare una seconda lingua è un’occasione mancata.
Come e quando si acquisisce il linguaggio
Si può imparare una lingua straniera in qualsiasi momento della vita, ma il linguaggio si acquisisce da 0 fino a circa i 7 anni. E’ questo il momento magico in cui un bambino impara le lingue per “assorbimento“. I bambini coniugano i verbi, imparano i generi dei sostantivi, usano le preposizioni molto prima che qualcuno si preoccupi di insegnare loro che cos’è un verbo, un sostantivo o una preposizione!
Perché è importante inserire fin da subito la seconda lingua
L’acquisizione del linguaggio inizia già nel ventre materno: il bambino non solo sente, ma è in grado di riconoscere i suoni. Ancor prima di nascere veniamo cullati dal suono di una lingua, e quando veniamo al mondo riconosciamo le voci di chi ci ha amato e parlato per 9 mesi. Non solo. I suoni della lingua a cui veniamo esposti plasmano l’orecchio e gli organi con cui parliamo, modificano il modo in cui sentiamo e il modo in cui pronunciamo! Esporre un bambino a due o più lingue fin dalla nascita lo metterà in condizione di contemplare una doppia gamma di suoni.
Come migliorare l’esposizione alla seconda lingua
1 – L’importanza di guardarsi negli occhi
Gli esperti la chiamano “eye contact communication“, comunicazione che avviene guardandosi negli occhi. Nella comunicazione tra adulto e bambino crea una inspiegabile sincronia cerebrale: secondo gli studi della Professoressa Victoria Leong (Baby-LINC lab, University of Cambridge) è proprio la capacità di entrare in sintonia con l’adulto che parla attraverso lo sguardo a rendere i bambini così permeabili all’apprendimento delle lingue. Sfruttate questo tipo di comunicazione consapevolmente anche per la seconda lingua. Fate in modo che il bambino possa guardare il labiale, quando il bambino è più grande e cammina, abbassatevi alla sua altezza per parlargli. Aiutatevi con qualche sessione di yoga perché, se adottate questo sistema, passerete buona parte del tempo che trascorrete con i vostri figli accovacciati, inginocchiati o direttamente seduti per terra!
2 – Parlare anche ad un bambino che non parla

Molti genitori se lo sentono consigliare già dalle infermiere prima di lasciare l’ospedale. Se ci pensate con un po’ di spirito di immedesimazione, l’idea di essere manipolati, sballottati, spostati da un posto all’altro senza poter decidere ha un che di terrificante. Per i neonati in parte è così, ecco perché spesso i cambi pannolino, il post bagnetto o l’essere passati da una persona ad un’altra spesso è un momento di crisi.
Ma la voce dei genitori, con il suo potere calmante e con la sicurezza che infonde può venire in aiuto. Non solo, lo consiglio ai neo genitori che dicono di non saper bene da dove cominciare quando si tratta di inserire la seconda lingua. Spiegate ai neonati cosa sta per succedere, passo passo. In situazioni potenzialmente di crisi, ha un effetto calmante, ed è un buon momento per parlare nella seconda lingua ad un bambino che ancora non può rispondere.
3 – Il maternese non vuol dire storpiare: parliamo come ai grandi
Il maternese, o parentese, è quell’insieme di suoni semplificati, fatto di lallazione, suoni lenti e scanditi, che i genitori usano con il bambino nei primi mesi di vita, e che ha una forte componente affettiva ed emotiva. E’ un prelinguaggio utilissimo, che vi consiglio di adottare anche per la seconda lingua. Questo non vuol dire però storpiare o infantilizzare il linguaggio. Siate precisi, chiamate le cose con il loro nome. In questo modo amplierete anche il vocabolario: dopo aver imparato FLOWER, il bambino può imparare facilmente DAISY, SUNFLOWER e TULIP. Lo sforzo è lo stesso che la parola sia generica o specifica.
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4 – Se non parla: parola d’ordine “pazienza”
Lo so, la voglia di sentire finalmente il pupo esprimersi nella seconda lingua è tanta. E quando questo non succede, o tarda a succedere, ci si chiede se si sta sbagliando qualcosa, se sia tutto inutile, se mai lo sentiremo spiaccicare una parola. Purtroppo le variabili che determinano quando finalmente i bambini cominceranno ad usare la seconda lingua sono moltissime: dipende dal bambino, dal tempo di esposizione, se ci sono altre persone, oltre al genitore, con cui comunicare. Ma non desistete. Io ho dovuto aspettare i 4 anni prima di sentire i monelli spiaccicare un po di inglese, e solo ora, che ne hanno 5, cominciano a formulare intere frasi. L’importante è rendersi conto se il bambino capisce quello che state dicendo: pazientate, e soprattutto non forzate. Ognuno ha i suoi tempi.
5 – Non sottolineate gli errori
Se la pronuncia è sbagliata, o se il bambino fa errori grammaticali, evitate di far notare l’errore. Piuttosto ripetete semplicemente, anche più volte, la parola o la forma grammaticale corretta. La seconda lingua deve essere vissuta come naturale e spontanea. Ricordate, non state insegnando una lingua straniera, state esponendo il bambino ad una seconda lingua, il processo non è lo stesso. Il bambino non ha bisogno di capire come funziona la lingua, gli basta assorbirla, il suo cervello saprà cosa fare.
6 – Usate la musica
Rima, musicalità e ripetizione sono ottimi supporti alla memoria. Per i bambini funziona ancor più che per gli adulti. Quindi usate la musica, non solo quella per bambini, va bene anche quella per adulti (così eviterete di dare di matto alla trecentesima volta che il marmocchio vi costringe ad ascoltare la canzoncina preferita!). Io e mio marito abbiamo sgranato tanto d’occhi quando Ettore si è messo a canticchiare “… in the desert you can remember your name …” il ritornello di una famosa canzone degli America! Ovviamente non abbiamo potuto evitare “… one little monkey jumping on the bed …” a ripetizione continua, ma almeno variamo un po’.
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7 – L’importanza della lettura
Vabbé, oramai lo sapete. Non amate la lettura? Non siete accaniti lettori? E’ venuto il momento di dare una svolta alla vostra vita. I bambini abituati a leggere hanno migliori risultati scolastici, la lettura incrementa il vocabolario, l’associazione parola e immagine è assolutamente vincente. Non solo, creare un rituale della lettura (serale, al bagno, a colazione, fate voi) vi da l’opportunità di aumentare l’esposizione alla seconda lingua senza sforzo, stimolando l’interesse e l’esigenza di raccontare e discutere dei libri, dei personaggi e delle storie che incontrerete.
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Date tempo al tempo
Non abbiate fretta. Ogni bambino è un universo diverso: non ha senso fare paragoni e forzare i tempi può essere controproducente. Non imponete traguardi: ogni conquista avverrà a tempo debito. Concedetevi il piacere di ammirare la sapienza con cui i vostri bambini cominceranno a capire e produrre parole e discorsi nella seconda lingua con incredibile naturalezza e spontaneità. Alla fine potrete congratularvi per gli incredibili risultati che otterrete.