Il primo test di bilinguismo: in viaggio in un paese anglofono
La Scozia: perché?
Ci crederete, con tutti gli anni che ho studiato inglese non ho mai visitato la Scozia. Ho vissuto mesi a Londra, a Dublino, ho fatto vacanze in giro per l’Irlanda e gli States, ma la Scozia mai! Quando una coppia di amici si è trasferita ad Edimburgo per lavoro, e con la voglia di rivedere mio cugino, che vive in Scozia da oltre 20 anni, e conoscere il suo ultimo nato, che ha l’età di Giulio ed Ettore, abbiamo deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo ed affrontare un viaggio che, con i due monelli, si annunciava impegnativo.
La preparazione
Organizzare un viaggio con i bambini non è mai facile, se sono due gemelli litigiosi ancora meno. Quindi, oltre a cominciare con largo anticipo a mettere in chiaro le regole di comportamento in aeroporto, in aereo, e durante la vacanza, ho fatto un giro sul sito Bambini con la valigia. Il blog di Giulia e Fabio, genitori viaggiatori, da preziosi consigli su cosa mettere in programma per rendere la visita piacevole anche per i piccoletti. Così ho scoperto che, sotto questo profilo, avrei avuto la vita facile, dato che gli scozzesi hanno creato un sistema di turismo parallelo a misura di bambino che ha dell’incredibile. In questo modo ho fatto un programma di visite il più possibile adatto alle esigenze dei due cinquenni (se vi interessa sapere il nostro itinerario non esitate a chiedere!).
Perché questo viaggio era importante
Ogni genitore che applica un’educazione bilingue aspetta con ansia il momento in cui poter confermare definitivamente che il pupo è in grado di esprimersi nella lingua minoritaria. Ma non essendo madrelingua inglese, diciamo che “l’ansia da prestazione” era se possibile anche superiore. Dopo cinque anni di lavoro quotidiano nell’inserimento dell’inglese in famiglia, era sicuramente un test importante verificare se i bambini fossero in grado di capire e farsi capire in un paese anglofono. Le aspettative erano sicuramente alte, quindi, dopo le regole comportamentali, mi sono premurata anche di preparare adeguatamente i bambini allo sforzo linguistico che sarebbe stato loro richiesto. Ovvero: la mamma vi capisce anche se parlate italiano, vi capisce perfino se mischiate inglese e italiano, ma in Scozia nessuno vi capirà, a meno che non vi esprimiate esclusivamente in inglese!
Come “entrare nel mood”
Appena scesi dall’aereo Giulio mi ha fatto la prima inquietante domanda: “Mamma, ma perché tutti quelli che parlano inglese sono venuti a vivere qui?”. Bene, ho pensato, se non altro gli sono bastati due passi su suolo scozzese per capire che qui il registro linguistico è diverso. Siamo entrati nel mood alla velocità della luce! Un altro sistema per far capire che il registro linguistico era cambiato è stato comperare come prima cosa un Teddy Bear scozzese. Il cucciolo ovviamente non parla italiano, quindi con lui, solo inglese!
Partiamo con le letture giuste
E’ scontato che l’associazione parola immagine sia estremamente più efficace della parola da sola: è per questo che i libri illustrati sono un ottimo strumento per facilitare il bilinguismo. In questo caso abbiamo interpretato la nostra passione per i libri in modo strumentale. Si dice sempre che i bambini amano la prevedibilità, quindi ho pensato che dovevo metterli nelle condizioni di avere un’idea del posto dove andavamo. Nei giorni precedenti la partenza, la Scozia, da nome astratto, è diventato un luogo popolato da mostri gentili e creature magiche. Questo è un consiglio che mi sento di darvi per qualsiasi viaggio impegnativo da affrontare con bambini piccoli, soprattutto se state andando nel paese dove si parla la seconda lingua, che sia per turismo o per visitare parenti: usate i libri per popolare di immagini il viaggio che state per fare. Una volta arrivati, trovare conferme tangibili di quello che hanno letto sarà entusiasmante e coinvolgente, e aiuterà a ricordare quello che hanno visto una volta tornati a casa.
I nostri compagni di viaggio
La cosa più scontata che mi è venuta in mente è stato cercare libri illustrati sulle leggende e i miti scozzesi, primo tra tutti, ovviamente, quella del mostro di Loch Ness. Così ho scoperto la Picture Kelpies: Traditional Scottish Tales, una bellissima collana di racconti popolari scozzesi in libri
illustrati per bambini dai 4 ai 7 anni. Quindi prima di partire abbiamo letto
The Treasure of the Loch Ness Monster, The Tale of Tam Lin , e il bellissimo
The Secret of the Kelpie, tutti scritti da Lari Don. Non potete immaginare le facce dei due esploratori quando siamo andati a visitare questo monumento che campeggia lungo la strada tra Edimburgo e Stirling, e che celebra proprio la leggenda dei Kelpie!

O pensate a quanto mi sono divertita quando, per due notti, abbiamo dormito in un bungalow nel bosco sulla riva di questo Loch: vedevamo Nessie spuntare da ogni dove, e chi glielo dice ai bambini che questo non è nemmeno il lago di Lochness!!!

Letture per godersi la vacanza
Ovviamente non ci siamo fermati alle letture pre-vacanza. A Edimburgo abbiamo scoperto la meravigliosa libreria Waterstones, che ha un intero piano dedicato alla letteratura per bambini e ragazzi. Oltre ad una serie di bellissimi libri che saranno oggetto di altri articoli, non siamo riusciti a resistere a questi due. Vi avviso che sono talmente recenti che non sono ancora disponibili su Amazon, ma se avete in programma un viaggio in Scozia, magari per l’estate, fate una ricerca tra qualche mese, perché sono veramente spassosissimi. Eccoci quindi accoccolati in un bungalow nel bosco a leggere Peppa goes to Scotland, sequel del più famoso
Peppa Goes To London. Visite ai castelli, tutta la famiglia Pig in tartan, la ricerca del mostro di Loch Ness a bordo di un barchino a guida, ovviamente, della poliedrica Mrs Rabbit, e le pozzanghere più belle di tutto il Regno Unito, ci hanno tenuto compagnia per tutto il viaggio.
Abbiamo scoperto anche il meraviglioso Monsters Unite di Molly Sheridan. Meravigliose illustrazioni per raccontare la storia del povero mostro Nessie che si nasconde sul fondo del Loch per scappare ai flash dei turisti, ma soprattutto a tutta la plastica che i maleducati gettano nel lago. Nessie scoprirà un’intricata rete di tunnel e una comunità di altri mostri, dalla Spagna, alla Francia, dalla Svizzera alla Svezia. Mostri e pesci si uniranno per liberare i tunnel dalla plastica che inquina i mari, e potersi di nuovo ritrovare in compagnia e sentirsi un po’ meno meno mostri e un po’ meno soli. Scozia a parte, il libro è bellissimo, così come il messaggio che porta.

Parlare inglese non è più solo un gioco con la mamma
E dopo tutti i preparativi e tutti gli sforzi per rendere la vacanza il più possibile coinvolgente, tiriamo le somme del nostro primo viaggio in un paese anglofono. Ecco tutte le cose che abbiamo portato a casa dal nostro viaggio.
- Essere immersi in un contesto che parla la seconda lingua è utilissimo (se non essenziale) per sbloccare il linguaggio nella lingua minoritaria. Parlare con persone che non capiscono l’italiano, ma ancora di più giocare con il cuginetto che ha la stessa età, è stato come aprire una porta. Adesso l’inglese è una lingua vera e propria, non solo una sorta di codice che si usa in famiglia.
- Essere costretti ad esprimersi anche nella seconda lingua è, ovviamente, un incredibile incentivo: durante la vacanza è diminuita la percentuale di “parlato” in italiano anche con me o con il papà. Tornati a casa, di contro, è aumentata la percentuale del “parlato” in inglese con me e con papà.
- Entrare, anche se solo per una settimana, in un contesto dove si parla esclusivamente la seconda lingua conferisce un ulteriore status alla lingua minoritaria: i complimenti delle persone che sentono due cinquenni esprimersi in inglese, capire ed essere capiti, è estremamente galvanizzante.
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Abbiamo verificato che i bambini, incredibilmente, sono capaci di interpretare anche accenti diversi, e quello scozzese non è dei più facili da gestire!!!
- Abbiamo regalato una buona dose di “gongolamenti” a mamma e papà: in una assolata Edimburgo, sentirsi dire da Giulio “Here it’s warmer then I thought”, pensare alla quantità di regole grammaticali che ha applicato senza nemmeno accorgersene, insomma, per tutto il resto … “C’è Mastercard”!!!