Bilinguismo
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Disturbi dell’apprendimento e bilinguismo: tra miti e falsità

problemi dell'apprendimento e bilinguismo

Tra i tanti pregiudizi quello che il bilinguismo possa provocare dei ritardi nell’acquisizione del linguaggio e di conseguenza anche dei disturbi dell’apprendimento è forse quello che crea più ansie e angosce nei genitori che crescono bambini bilingue. Purtroppo è anche uno dei più diffusi tra le persone che più dovrebbero invece promuovere l’esposizione a più lingue fin dall’infanzia, ovvero gli insegnanti!

Nel nostro gruppo Facebook Crescere bambini bilingui, una mamma che insegna al proprio bambino lo spagnolo consiglia ad un’altra che sta per iniziare: “Parlagli sempre e comunque la tua lingua, perché quando andrà alla materna potresti trovare degli educatori che cercheranno di convincerti a parlargli in italiano per una serie di motivi assurdi”. Ebbene sì, la scuola si può rivelare un luogo pieno di insidie per il bilinguismo! Vediamo quali strumenti abbiamo a disposizione per rapportarci con chi di bilinguismo ne sa poco o niente e rischia di compromettere il percorso di educazione bilingue.

La storia degli studi su bilinguismo e quoziente intellettivo

Per tutta la prima metà del ‘900 la maggior parte degli studi hanno sostenuto che il bilinguismo provocasse “handicap cognitivi”, “confusione mentale” e comunque performance intellettive e scolastiche inferiori rispetto ai monolingue. Gli studi che dimostravano il contrario venivano sostanzialmente ignorati. Questa è stata la situazione fino al 1962, quando uscì il rivoluzionario studio di Elisabeth Peal e Wallace Lambert “The relation of bilingualism to intelligence”. I due studiosi canadesi si occuparono di bilinguismo relativamente al Quebec francofono. La loro metodologia pone un’attenzione alla selezione dei campioni che diventerà uno standard per tutti gli studi successivi. Non solo, i due ricercatori hanno anche permesso di individuare le cause dei risultati opposti degli studi precedenti. Fino al 1962 i campioni su cui venivano dimostrati i deficit cognitivi dei bilingui erano costituiti da figli di immigrati appartenenti alle classi meno abbienti. I bambini bilingue venivano spesso messi a confronto con coetanei monolingue provenienti da classi più agiate. Il tutto con test effettuati in quella che per i bambini bilingue costituiva la seconda lingua. Insomma, gli piaceva vincere facile!

Bilinguismo e vantaggio cognitivo

I risultati di Peal e Lambert hanno rivoluzionato l’idea di bilinguismo. I due studiosi hanno dimostrando un vantaggio statisticamente significativo dei bambini bilingui in diverse aree. “Superiorità nella formazione dei concetti”, una maggiore “flessibilità mentale” e “una gamma di abilità mentali più diversificata”, solo per citarne alcuni. Nei cinquant’anni successivi gli studi in questo senso si sono moltiplicati. Fino agli studi neuro-scientifici più recenti, che cercano di capire come il bilinguismo modifichi il cervello e aumentando le performance a livello cognitivo.

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Il cervello bilingue

Negli ultimi vent’anni gli studi sul cervello hanno fatto incredibili passi avanti, ma siamo ancora lontanissimi dal capirne a fondo il funzionamento. In generale, l’idea che si sono fatti i neurobiologi, è che l’esposizione ad una seconda lingua provochi un adattamento delle strutture cerebrali di acquisizione del linguaggio. Imparare più lingue contemporaneamente fin dall’infanzia sarebbe possibile grazie alla plasticità del cervello e ad un uso diverso, rispetto ai monolingui, delle reti neurali o sinapsi. Nonostante le certezze in questo campo siano ancora poche, la scienza ha dimostrato che il cervello bilingue mantiene facoltà che i monolingue invece perdono. Non c’è ancora accordo su quale sia il momento ottimale per l’inserimento della seconda lingua. Ma l’esperienza dimostra che i bambini (almeno fino ai 10/12 anni) sono in possesso di un incredibile “genio linguistico” che si perde con l’età adulta.

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Disturbi dell’apprendimento e bilinguismo: un pregiudizio che permane

Riepilogando: la prima ricerca che scardina definitivamente la correlazione tra disturbi dell’apprendimento e bilinguismo è del 1962. Da allora tutte le ricerche più recenti sono andate oltre individuando un “vantaggio bilingue” causato da specifiche aree del cervello che rimangono attive proprio grazie all’esposizione a più lingue.

E’ abbastanza sconfortante che, a distanza di quasi 50anni, ci siano ancora molti educatori convinti che il bilinguismo sia un problema.

Un’insegnante (!), ha commentato sulla nostra pagina Facebook, sostenendo che l’esplodere dei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) nei bambini sia causato dal dilagare (magari!) degli asili bilingui!

Il bilinguismo: una risorsa contro i disturbi dell’apprendimento

Lungi dal provocare handicap o disturbi dell’apprendimento, le ultime ricerche identificano nel bilinguismo una risorsa in grado di prevenire e risolvere alcuni comuni disturbi dell’apprendimento come la dislessia. Nell’ambito di un progetto europeo congiunto tra Italia e Svizzera su Dislessia
 e 
bilinguismo i ricercatori concludono che:

“le
 abilità
 in
 cui
 il
 soggetto
 con
 dislessia
 tende
 ad
 essere
 carente
 sono
 spesso
 punti
 di
 forza
 nel
 soggetto
 bilingue.
 Ci
 chiediamo
 dunque
 se
 sia
 sensato
 ipotizzare
 che
 favorire
 il
 bilinguismo 
possa 
in 
qualche
 modo 
costituire 
una
 sorta 
di 
intervento “preventivo”,
 che
 vada
 a 
rinforzare
 le
 aree
 cognitive
 e
 linguistiche

 deficitarie
 in
 chi
 ha
 un 
DSA”.

Il ruolo della scuola

Visto la quantità di ricerche a disposizione, e vista la direzione che la scienza ha preso da mezzo secolo a questa parte sarebbe logico aspettarsi che la scuola si faccesse carico di stimolare il bilinguismo e sostenerlo adeguatamente. La quantità crescente di bambini bilingui per necessità migratorie delle famiglie rende ancora più impellente questa presa di coscienza. Purtroppo l’esperienza diretta delle famiglie bilingue mette di fronte ad una realtà ben diversa. Ma questo non è un buon motivo per rassegnarsi: ormai tutte le ricerche sono disponibili online, reperirle anche in italiano è possibile per chiunque. Avete a disposizione tutti gli strumenti per sostenere le vostre ragioni di fronte a chi, ancora oggi, sostiene contro ogni evidenza che una lingua sia meglio di due!

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Perché la seconda lingua dovrebbe essere insegnata fin dalla scuola dell’infanzia

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