Bilinguismo
Leave a comment

Il momento migliore per insegnare a tuo figlio una seconda lingua è ora!

età del bilinguismo

Esiste un’età del bilinguismo?

La risposta è sì, certo, esiste un’età del bilinguismo, in cui si apprende una seconda lingua senza studiare, ma semplicemente per “esposizione” alla lingua parlata. Oltre quell’età si imparano le lingue straniere, si studia la grammatica e si cerca di comunicare più o meno correttamente e fluentemente con chi non capisce la nostra lingua.

Ma qual è il momento migliore per cominciare con un’educazione bilingue? E quando invece è troppo tardi?

età del bilinguismo

Per i bambini l’età del bilinguismo è adesso

Ci sono varie definizioni tecniche di bilinguismo a seconda di come è stata imparata la seconda lingua, quando, e in che rapporto con la prima. Senza entrare troppo in ambito tecnico, se vostro figlio non è ancora un’adolescente, se può insomma ancora essere definito un “bambino”, siete nell’età del bilinguismo. Questo significa che avete ancora la possibilità di insegnargli una seconda lingua, e fare in modo che riesca a parlarla e capirla senza sforzo, con un’ottima pronuncia e senza mai dover pensare a come costruire una frase o coniugare un verbo. Ecco come fare.

Se cominciate da subito

Cominciare con un neonato è ovviamente la situazione ottimale. In questo caso non dovrete pensare più di tanto al “come”, dato che basterà parlare al bambino, esattamente come si fa con la prima lingua. Piuttosto dovrete tenere a mente il “quanto e per quanto tempo”: alcuni sostengono che sia necessaria un’esposizione quotidiana di almeno il 30% alla seconda lingua, ma anche senza essere così fiscali, quel che conta di più, in realtà, è la costanza.

Leggi anche:
Bilinguismo e regola del 30%

Prima dei 6 anni

Se non ci avete pensato subito, siete ancora in tempo per recuperare il tempo perso. Cominciate con attività ludiche, letture, canzoni e riservate la TV e cartoni animati esclusivamente alla seconda lingua (che è ottimo anche per alleviare i sensi di colpa riguardo!). Se vi è possibile, scegliete una scuola materna che preveda l’insegnamento dell’inglese. Sarà un beneficio indipendentemente da quale sia la vostra seconda lingua familiare: la consapevolezza che sia normale e assodato esprimersi in più di una lingua ha benefici a prescindere.

Leggi anche:
Perché la seconda lingua dovrebbe essere insegnata fin dalla scuola dell’infanzia

Dopo i 6 anni

A quest’età da un certo punto di vista la situazione è più complicata, ma anche no. Il bambino è in grado di ragionare: sarà necessario fargli capire l’importanza e il vantaggio di parlare più lingue. Tuttavia, se vorrete raggiungere dei risultati, sarà necessario prendere il toro per le corna. La più efficace è sicuramente quella di prendere un/a aupair, solitamente una ragazza o un ragazzo madrelingua, che si trasferisca per un po’ (da sei mesi ad un anno) a casa vostra. Se non vi è molto chiaro come funziona il mondo degli aupair vi consiglio questo sito che mi è stato suggerito da una mamma del gruppo Crescere bambini bilingui: pare sia tra i migliori per mettere in contatto famiglie e aupair da tutto il mondo. Se non avete la possibilità di ospitare un/a aupair dovrete pensare ad altre strategie: viaggi, gruppi gioco, centri estivi nella seconda lingua, oltre a TV esclusivamente nella seconda lingua. Anche in questo caso la chiave di volta è la costanza.

Leggi anche:
Centri estivi in inglese: funzionano? Ecco come scegliere

In “zona cesarini”: verso i 10 anni

Qui la situazione si fa più complessa, siete quasi al termine dell’età del bilinguismo, ma ancora in tempo per l’apprendimento di una lingua da “quasi nativi”. In questo caso vi posso portare la mia personale esperienza con il francese. Durante un viaggio in Francia, i miei genitori conobbero una coppia con due bambine della mia età. Ne nacque un’amicizia duratura, tanto che per ben tre anni di fila passammo le vacanze insieme, un po’ in Italia, un po’ in Francia. Dato che anche i miei genitori parlavano il francese, quella diventò la lingua ufficiale delle vacanze. Ricordo ancora la prima parola che le mie amichette mi insegnarono: balançoire (altalena). Alla fine delle scuole medie ero in grado di sostenere una conversazione in francese, ben prima di cominciare a studiarlo, con una pronuncia non “identificabile”, nel senso che, se pur si capisce che non sono nativa, i francesi, così dicono, non sono in grado di capire da da dove vengo.

Insomma, qui si tratta di mettere in campo una terapia d’urto: ovvero mettere il ragazzino nella situazione di non essere capito a meno che non si sforzi di esprimersi nella seconda lingua. Cercate di attuarla nel modo meno traumatico possibile, ma non perdete l’occasione.

Dai 12-13 anni: non siamo più bambini

“Si dice che dopo la pubertà si perde la capacità di diventare una spia (ndr. che può essere confuso per un madrelingua). […] Maturando, il cervello rinuncia alla sua duttilità in favore della stabilità. Una volta padroneggiata la lingua madre, la plasticità fonetica dell’infanzia diventa superflua, e un normale cervello destina quei circuiti ad altri usi” (Tutte le lingue del mondo – Internazionale n 1318-19-20). La citazione da questo recente articolo sugli “iper-poliglotti” mi è sembrata la più chiara per spiegare cosa significa età del bilinguismo. Si può diventare bilingui fino alla pubertà, poi l’ultima grande potatura sinaptica si porterà via quel che serve per parlare una seconda o una terza lingua con una pronuncia ottimale e senza dover pensare alle regole grammaticali o alle eccezioni alle regole.

Leggi anche:
La potatura sinaptica, perchè nel bilinguismo è fondamentale

Il passaggio cruciale della definizione è “una volta padroneggiata la lingua madre“. Gli stessi strumenti che il cervello usa per parlare in una lingua possono essere usati per più lingue in parallelo. Ma una volta che il cervello non ne ha più bisogno, li elimina per diventare più efficiente. Con questo step evolutivo se ne vanno anche gli strumenti cerebrali che permettono di imparare le lingue per semplice esposizione. A quel punto è necessario prendere un libro e studiare: il risultato non sarà comunque lo stesso, non si apprenderà una seconda lingua, ma una lingua straniera, perché filtrata dalla lingua madre. Dopo i 12-13 anni, in sintesi, ci sono solo i libri, le lezioni di grammatica, gli esercizi, gli errori segnati con la penna rossa, ovvero, una noia mortale!

La vostra opinione ci interessa: fateci sapere cosa ne pensate e condividete la vostra esperienza

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.