Bilinguismo
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Doti linguistiche di bambini e adulti

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Imparare una lingua da adulti non è la stessa cosa che farlo da bambini

Le doti linguistiche dei bambini sono un tema su cui tutti ritengono, in un modo o nell’altro di poter dire la propria. Le opinioni solitamente sono polarizzate su opposti pregiudizi o leggende metropolitane. Da un lato troviamo gli “ottimisti”, quelli che vi diranno fiduciosi “ma certo, a quell’età sono delle spugne”, convinti che i bambini apprendano le lingue un po’ per magia. Dall’altro lato troviamo invece i “puristi”, quelli che “prima deve saper bene l’italiano” o “poi fa confusione tra le due lingue”.

Chi si occupa scientificamente di bilinguismo e di doti linguistiche di bambini e di adulti, sa bene che le cose sono ben diverse, e questa volta la verità non sta nel mezzo. Le convinzioni più diffuse su come un bambino può apprendere più di una lingua, che si tratti di “ottimisti” o “puristi” sono lontane dalla realtà. Vediamo invece come stanno realmente le cose.

Il cervello bilingue dei bambini

Le doti linguistiche dei bambini sono differenti perché il loro cervello funziona in modo diverso da quello di un adulto. La definizione di cervello bilingue dei bambini non è nemmeno del tutto esatta, bisognerebbe parlare piuttosto di cervello multilingue. Il cervello non è una scatola rigida dentro alla quale è possibile inserire un numero finito di oggetti o, nel nostro caso, di lingue. Pensatelo piuttosto come uno strumento musicale, che può virtualmente suonare qualsiasi tipo di musica. Se a qualcuno questo può sembrare un’esagerazione, vi invito a considerare il fatto che, secondo alcune stime, oltre il 50% della popolazione mondiale è bilingue o plurilingue. L’Italia, con il suo pullulare di dialetti e zone di confine, non fa eccezione: in Trentino non sarà così difficile trovare persone in grado di parlare fin da piccoli l’italiano, il tedesco e il ladino.

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Nel periodo della vita in cui il cervello è “settato” nella modalità “imparo a parlare”, questo meraviglioso organo è al massimo della sua plasticità e le sue potenzialità sono incredibili. Pensiamo solo come, nel giro di pochi anni, un bambino passa dalla primordiale consapevolezza che tutte le cose che lo circondano hanno un nome, alla capacità di articolare pensieri complessi.

Bambini e adulti non imparano nello stesso modo

Che i bambini imparino in modo differente è una realtà che viene data pressoché per assodata in quasi tutti gli ambiti dell’apprendimento, ma per quanto riguarda le lingue questo concetto non è ancora del tutto assimilato. Se negli anni la consapevolezza che i bambini imparano per esperienza concreta e non per studio astratto ha modificato l’approccio a quasi tutte le discipline, questo, in molti ambiti, non è ancora tangibile per l’apprendimento delle lingue, che in molti ambiti ancora non ne tiene conto.

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Mentre un adulto impara una lingua straniera, un bambino la acquisisce, ma non è in grado di “studiarla” nell’accezione classica del termine, ovvero prendere in mano un libro, imparare delle regole grammaticali, memorizzare vocaboli, ecc. Come qualsiasi insegnante di scuola dell’infanzia e di scuola elementare potrà confermare, la capacità di concentrazione dei bambini è molto limitata, non sono capaci di ragionamento astratto e l’apprendimento mnemonico è ancora molto difficoltoso.

Apprendimento implicito ed esplicito

Si definisce apprendimento implicito l’apprendimento inconsapevole e non intenzionale di informazioni complesse. Al contrario l’apprendimento esplicito avviene con intenzionalità, richiede un certo livello di attenzione e concentrazione, usa il ragionamento astratto e le funzioni mnemoniche. Diventando adulti la capacità di apprendimento esplicito si affina e specializza.

Modalità diverse, tempi diversi

Un adulto che voglia seriamente imparare una lingua straniera, può essere in grado di farlo anche in tempi brevi, con uno studio assiduo e continuativo. Al contrario l’apprendimento implicito è quello che caratterizza l’infanzia, il famoso “essere come spugne” dei bambini. E’ per questo che è importante imparare ad andare in bicicletta, nuotare e parlare una seconda lingua fin da piccoli. Si tratta di un apprendimento che avviene inconsapevolmente, per esperienza diretta. Ma, per quanto riguarda le lingue, questo tipo di apprendimento richiede tempo, costanza e continuità. Nessun genitore ha mai dovuto sedersi ad un tavolo con il proprio bambino e dirgli: “Bene, adesso studiamo un po’ che devi imparare a parlare”. Come l’apprendimento della prima lingua avviene implicitamente, inconsapevolmente, e apparentemente senza sforzo, così può avvenire con l’esposizione contemporanea a più di una lingua. Ma dalla prima lallazione al primo discorso di senso compiuto passeranno anni!

Apprendimento implicito anche sui banchi di scuola

Il Bilingualism Matters Centre di Edimburgo, nel 2016, ha effettuato per conto del Governo Scozzese un monitoraggio sull’apprendimento del mandarino nelle scuole primarie. I risultati hanno evidenziato come un’ora di lezione a settimana non aveva un impatto significativo sull’apprendimento della lingua. Ma anche solo l’aggiunta di mezz’ora a settimana, e la presenza di un madrelingua, rendeva i bambini capaci di assimilare elementi del mandarino molto complessi per gli adulti, come le differenze tonali.

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Esposizione alla lingua, gioco, lettura e musica

I molti studi che sono stati fatti e ancora si fanno sul meraviglioso mondo dell’apprendimento infantile possono aiutare i genitori che si cimentano con l’arduo, ma gratificante, progetto del bilinguismo in famiglia. Non solo, anche gli insegnanti che si occupano di L2 nella scuola primaria e nella scuola dell’infanzia non possono non tenere conto delle specifiche doti linguistiche peculiari dell’infanzia. Quindi giocate nella seconda lingua, usate ogni occasione della quotidianità per infilarla nelle vostre conversazioni, ascoltate musica e imparate canzoni con i vostri bambini e le vostre bambine, e soprattutto leggete con loro ad ogni occasione!

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