Bilinguismo
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Quali sono le lingue più importanti da imparare

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E’ possibile classificare le lingue tra utili ed inutili? E se sì quali sono le più utili da sapere?

Queste domande possono sembrare scontate, certo, le lingue più importanti sono quelle che si parlano di più nel mondo, o quelle che in prospettiva possono essere usate di più per un futuro lavoro. Le cose in realtà non sono così semplici, e nel decidere se è utile o meno che un bambino impari una seconda lingua, il criterio dell’utilità non è l’unico da tenere in considerazione. Proviamo a vedere perché.

Quali sono le lingue più parlate al mondo

Se ve lo chiedessi così a freddo molti risponderebbero: inglese, spagnolo, francese, tedesco. In realtà le 5 lingue più parlate per numero di madrelingua sono: cinese (mandarino), spagnolo, inglese, hindi, con arabo classico e portoghese a pari merito al quinto posto. Bisogna arrivare al sedicesimo posto per trovare il francese, e al diciottesimo per trovare il tedesco. L’italiano è al ventitreesimo posto.

Se si considera invece il numero dei parlanti totali (madrelingua e non) le cose cambiano un po’, ma non di molto: l’inglese balza al primo posto, il cinese passa al secondo, l’hindi al terzo, lo spagnolo al quarto, l’arabo al quinto. In questo caso il francese balza però al settimo posto e il russo all’ottavo. L’italiano scende invece al ventisettesimo.

Bilinguismo e plurilinguismo

Se pensate che crescere un bambino bilingue sia l’eccezione, è venuto il momento di cambiare idea. Si stima che più del 50% della popolazione mondiale sia bilingue o plurilingue. Nel mondo si parlano circa 7.000 lingue diverse, l’Asia e l’Africa sono i continenti con maggiore varietà e ricchezza linguistica. In Europa sono parlate 225 lingue indigene a cui vanno aggiunte le molte lingue non europee (le più comuni parlate sul territorio europeo sono il cinese, l’arabo e l’hindi). In alcuni stati, come il Lussemburgo, la percentuale di bilingui è quasi del 100%. E la situazione è simile oltre oceano: negli USA lo spagnolo è la seconda lingua in ben 43 stati, il 60% della popolazione di Los Angeles è bilingue, e da una ricerca del 2010 risultava che più del 70% della popolazione di Miami parlava solo spagnolo in famiglia.

Ma non si parla di bilinguismo solo per le lingue ufficiali: sono bilingui anche tutte le persone che, oltre alla lingua nazionale parlano il proprio dialetto regionale. Quando i miei figli erano piccoli, le persone spesso obiettavano che avrebbero dovuto prima imparare bene l’italiano, invece di essere esposti anche all’inglese, altrimenti avrebbero fatto confusione! Un bel modo per stroncare l’obiezione sul nascere è sempre stato chiedere se, da piccoli, avessero imparato bene l’italiano prima di sentire qualcuno parlare loro in dialetto. Solitamente in risposta ho ottenuto delle espressioni perplesse.

Lingue utili

Esistono lingue utili? Certamente! L’inglese è diventato il passaporto per il mondo, impararlo e parlarlo ad un livello accettabile non è più tanto una scelta, ma una necessità. L’inglese è anche la lingua dell’educazione e della formazione a livello globale, ed è la lingua del web. Nessun cittadino di domani, che abbia necessità di aumentare le proprie competenze in qualsiasi campo, o che voglia informarsi in modo completo ed adeguato su quello che succede nel mondo, può pensare di farlo senza una buona conoscenza della lingua inglese.

In questo caso possiamo anche dire che non si tratta nemmeno dell’inglese in sé come lingua legata ad una cultura specifica e definita. E’ sempre inglese quello parlato da australiani, americani, canadesi, nigeriani o irlandesi, dagli abitanti di Trinidad e Tobago o della Nuova Zelanda. La lingua che tutti i giorni le persone in tutto il mondo usano per lavoro o per studio per comunicare tra loro non è più sovrapponibile all’inglese britannico o di qualsiasi altro paese di lingua inglese. Questa lingua, che è stata plasmata dai parlanti dei quattro angoli del pianeta, viene definita Global English o International English. Allo stesso modo studiare il cinese, lo spagnolo o l’arabo ha sicuramente un grande peso nel mondo del lavoro, permette di entrare in contatto e capire meglio culture importanti e fette fondamentali della nostra contemporaneità.

Lingue inutili

Detto questo, non significa che esistano invece lingue inutili. Il cervello bilingue non fa differenze tra le lingue. L’attivazione di tutti gli enormi benefici del bilinguismo precoce ci sono per qualsiasi lingua alla quale il bambino venga esposto in modo costante e attivo fin dall’infanzia. Non ha importanza quanto minoritaria sia questa lingua. La compresenza nel cervello di due lingue in contemporanea attiva tutta una serie di benefici a livello cognitivo, che si tratti del mandarino o del dialetto piemontese. Qualsiasi ceppo linguistico ha poi le sue valenze specifiche: conoscere una lingua all’interno di una famiglia rende molto più semplice imparare le lingue affini (es. imparare il tedesco se si parla già l’inglese, o il polacco se si conosce il russo).

Ma è la stessa consapevolezza del bilinguismo a rendere più facile l’acquisizione di altre lingue. I bilingui hanno più consapevolezza del funzionamento delle strutture sintattiche e grammaticali, nonché della morfologia delle parole, anche se spesso non se ne rendono conto. Inoltre più lingue nel cervello vuol dire anche molti più suoni nelle orecchie: più sono i suoni con cui abbiamo confidenza, più siamo in grado di riprodurne, migliore sarà la nostra capacità di incamerare e fare nostri nuovi suoni di altre lingue.

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Non solo imparare una seconda lingua: i vantaggi cognitivi del bilinguismo precoce

Tante lingue per aprire la mente sul mondo

Quando parlo di “consapevolezza del bilinguismo” intendo una specifica attitudine mentale. Essere bilingui e non saperlo nemmeno, come tutti gli italiani che parlano correntemente anche il loro dialetto regionale, non fa una grande differenza: è come avere davanti una porta, ma non sapere che si può aprirla e scoprire il mondo che sta dietro. Se riuscirete a crescere bambini bilingui fate in modo che sappiano di avere un piccolo super potere. La padronanza della seconda lingua deve diventare anche la consapevolezza di avere le chiavi di quella porta, e di tante altre, e di poterle aprire tutte.

Dati raccolti dalla pubblicazione Ethnologue

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