Acquisire una seconda lingua è meno difficile di quello che pensiamo
Quanto tempo serve ad un bambino per acquisire una seconda lingua? E’ una domanda che, da genitori che hanno avviato un percorso di bilinguismo per i propri bambini, ci facciamo spesso. Quanto deve essere intensa e prolungata l’esposizione alla seconda lingua per produrre dei risultati? Cerchiamo di fare chiarezza e capire una volta per tutte come funziona l’acquisizione della seconda lingua nei bambini dal punto di vista della gestione del tempo a nostra disposizione.
Perché 30 minuti
Lo spunto per questo articolo mi è venuto da una bella intervista di Sara Nicoliello Ellis con Franco Fabbro. Fabbro parla di uno studio americano su bambini udenti di genitori sordomuti. La problematica di questi bambini è che, vivendo in un ambiente nel quale non viene usato il linguaggio in forma sonora (ma la lingua dei segni), corrono il rischio di non imparare mai a parlare. Lo studio citato ha verificato però che è sufficiente un’esposizione di soli 30 minuti al giorno, da parte di un’assistente che parli in inglese con il bambino, per permettere una piena acquisizione della lingua anche da parte di bambini che non hanno nessun altro stimolo linguistico.
Detto da un eminente studioso come Franco Fabbro (consiglio sempre la lettura del suo bellissimo Neuropedagogia delle lingue – Come insegnare le lingue ai bambini) direi che la notizia è incredibilmente confortante. Alla fine dare la possibilità ai propri figli di crescere conoscendo e parlando più di una lingua potrebbe essere meno difficile ed impegnativo di quello che pensiamo.
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La regola del 30%
Ho già parlato in un post di questa regola. La parola regola, applicata ad ambiti così vari e difficili da classificare come le storie umane e familiari delle persone, suona sempre male. Diciamocelo chiaro, parlare di regole nella gestione della vita frenetica e spesso scombussolata di una famiglia con figli è un po’ un ossimoro. Secondo questa regola, che per alcuni linguisti ha quasi il valore di un assioma, per garantirne l’acquisizione è necessario che il bambino venga esposto alla seconda lingua per almeno il 30% delle ore di veglia. Questa regola ha stroncato sul nascere la mia geniale idea di aumentare l’esposizione alla seconda lingua facendo ascoltare nastri registrati ai gemelli finche dormivano.
Lo studio citato da Fabbro, invece, mette la situazione in tutt’altra prospettiva: ad un bambino può essere sufficiente un’esposizione giornaliera di almeno 30 minuti alla seconda lingua per crescere bilingue. Ma se anche le cose sembrano diventare come d’incanto meno impegnative, la parola fondamentale in questo contesto diventa “esposizione giornaliera”, ed è qui che le cose si complicano un tantino.
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L’unica vera regola è la costanza
Vietato perdere l’entusiasmo, dimenticarsi di creare momenti dedicati alla seconda lingua ogni giorno, lasciar passare settimane o mesi senza interagire nella seconda lingua. Come potete constatare da quanto detto sopra crescere un bambino nel bilinguismo non è poi così difficile, bastano 30 minuti al giorno per dare l’avvio all’acquisizione linguistica. Le cose sono più semplici se si comincia fin da subito, quando i bambini non sanno ancora parlare nella prima lingua, altrimenti bisogna vincere qualche reticenza ad accettare il nuovo codice linguistico. Ma anche se si parte un po’ in ritardo si può sempre recuperare.
Non esistono quindi vere e proprie regole del 30%, e non è necessario che qualcuno vi dica cosa fare o di cosa parlare durante l’esposizione alla seconda lingua. Ma l’elemento imprescindibile per un progetto di bilinguismo che vada a buon fine è la costanza. E’ fondamentale partire fin da subito con la consapevolezza che la seconda lingua deve diventare parte integrante della vostra giornata. Come lavarsi i denti mattina e sera, apparecchiare la tavola per cena, piegare la biancheria pulita, riporre le scarpe nella scarpiera e appendere il cappotto quando si entra in casa: un tempo minimo di 30 minuti per voi e i vostri bambini nella seconda lingua non può mancare nella vostra routine quotidiana.
L’importanza di avere un piano

Da qualche parte bisogna pur cominciare, e se si hanno le idee chiare si è già a metà dell’opera. Non è necessario darsi obiettivi ambiziosi, perché si fa sempre tempo ad alzare l’asticella. Potete partire da quel momento imprescindibile di 30 minuti al giorno. Cosa decidete di farci? Il mio consiglio è quello di partire dalla storia della buona notte. E’ un momento di relax, una ulteriore coccola per la mente e per lo spirito che vi regalate, mettendo da parte tutti gli stimoli belli o brutti che vi ha regalato la giornata che sta per finire. Create un rituale e consolidate un’abitudine e vedrete che né voi né i vostri bambini potrete più farne a meno.
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A partire dai 2 anni, cominciate con la TV e i cartoni, ma mettere subito in chiaro che site voi i padroni del telecomando: selezionate accuratamente cartoni e programmi nella seconda lingua, proponete sempre qualcosa di nuovo che cresca con il bambino, in modo che lo stimolo e la piacevolezza dell’esperienza sia assicurato. Se riuscirete, diciamo dai 2 ai 4 anni, a far capire che la TV parla solo la seconda lingua, non vi sarà difficile nemmeno in seguito portare avanti questa consuetudine. Anche solo così, con i libri e con la TV, avrete fatto un ottimo lavoro, e sarà sufficiente la prima vacanza nel paese o il primo momento di gioco con una persona, bambino o adulto, che parli nella seconda lingua per sbloccare anche la produzione attiva.
E non avete idea della soddisfazione di sentire i vostri bambini e le vostre bambine esprimersi nella seconda lingua come se fosse la cosa più naturale del mondo.
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