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Bilinguismo: capire è più importante di parlare

Perché le lingue non si imparano parlando

Molti genitori che crescono bambini bilingui si lamentano spesso che il bambino non ne voglia sapere di parlare nella seconda lingua. Lo vedete lo sguardo scorato di mamme e papà? “Per capire capisce tutto, eh, ma parlare … niente, al massimo qualche parola”.

L’insegnamento delle lingue straniere a scuola è tutto concentrato sul parlare: anche qui, genitori sconsolati scuotono la testa. Questi bambini non spiccicano due parole in croce di inglese: 5 anni di scuola elementare per sapere a mala pena i colori, i numeri fino a 10, i nomi del materiale scolastico, forse le parti del corpo e qualche capo di abbigliamento.

Il fatto è che tutte queste obiezioni sono basate su un assunto sbagliato, ovvero che le lingue si imparino parlando. Proviamo a vedere perchè per far funzionare il cervello bilingue è necessario prima di tutto capire il proprio interlocutore.

Le lingue si imparano ascoltando

Un bambino di un anno può essere in grado di indicare il coccodrillo verde su un bel libro cartonato se gli si chiede “mostrami il coccodrillo verde”! Il fatto che potrebbe non essere in grado di dire correttamente “coccodrillo verde” è considerato come cosa piuttosto nella norma.

Certo, perchè ogni bambino che acquisisce un linguaggio lo fa prima ascoltando, e non si pretende certo che si esprima correttamente prima di essere in grado di capire quello che gli viene detto. La fase di ascolto dura anni. I bambini vanno per tentativi e si avventurano coraggiosi nell’impresa di parlare. Quei meravigliosi errori di pronuncia e di sintassi rimangono per i genitori indelebili ricordi di un tempo meraviglioso che scappa via troppo velocemente.

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Cosa accade con la seconda lingua

Quando esponiamo un bambino a più di una lingua contemporaneamente non dobbiamo mai dimenticare che non ci saranno mai due prime lingue. La lingua a cui il bambino è esposto per più tempo nel corso della giornata (generalmente la lingua della comunità in cui si vive) diventerà la prima lingua. La lingua che si parla in famiglia, o quella a cui lo espone uno dei genitori diventerà necessariamente la seconda lingua. Le dinamiche dell’acquisizione del linguaggio però sono esattamente le stesse: il bambino impara ascoltando per capire il messaggio! Dato che l’esposizione alla seconda lingua è inferiore in termini di tempo e di necessità di esprimersi, la fase di output, ovvero quella del parlare, può avvenire molto dopo, o avvenire solamente nel momento in cui sarà necessario.

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Capire 80% – parlare 20%

Se dobbiamo dare un valore numerico all’importanza delle due componenti principali dell’acquisizione linguistica, direi che parlare vale solo il 20%. Quando un genitore dice “capisce tutto, ma …”, in realtà ha già fatto l’80% del lavoro, sicuramente la parte fondamentale! Spesso i bambini bilingui non sentono la necessità di parlare nella seconda lingua, perchè sanno benissimo che il loro interlocutore (il genitore che lo espone alla lingua 2) capisce perfettamente anche la prima lingua. Ma non crediate che la seconda lingua non ci sia: se il vostro pargolo capisce tutto quello che gli viene detto nella seconda lingua, basterà trovarsi nella situazione in cui nessuno lo capisce se non parla la seconda lingua, et voilà, come per magia arriverà anche la fase di output, ovvero il parlare.

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E per studiare una seconda lingua?

Cosa succede quando la seconda lingua si impara a scuola, o si studia da adulti? Anche in questo caso sarebbe utile assecondare le modalità di apprendimento del cervello invece di voler sovvertire l’ordine naturale di acquisizione di una lingua. Purtroppo a scuola si forza la fase di output, senza che si sia adeguatamente impostata la fase di input. Invece di impostare la didattica sull’ascolto (che sia tramite lo storytelling, video, musica o quant’altro) si punta sulla memorizzazione di vocaboli e frasi decontestualizzate, con la pretesa che bambini e ragazzi ad un certo punto riescano a parlare nella seconda lingua.

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Ma in questo caso bruciare le tappe può essere addirittura controproducente. Forzare lo studente a parlare può irrimediabilmente innalzare il filtro affettivo: la paura di sbagliare pronuncia o di fare errori grammaticali diventa talmente forte, che lo studente si blocca e non riesce ad esprimersi nella seconda lingua.

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Un consiglio da linguista

Pertanto un consiglio a tutti i genitori che stanno impostando un’educazione bilingue, e anche a tutti i genitori e gli insegnanti che hanno la responsabilità di bambini e studenti che apprendono una seconda lingua. Non forzate mai la fase di output, non fate eccessive pressioni per sforzare il bambino a parlare. Impegnatevi piuttosto ad offrire ai vostri bambini o studenti input di qualità in abbondanza. Parlate con loro senza preoccuparvi se vi rispondono nella prima lingua, anzi, siatene fieri: vuol dire che hanno capito perfettamente! Riempite le case di libri interessanti ed attraenti nella seconda lingua, leggete fiabe, albi illustrati o romanzi nella seconda lingua. E quando si accende la TV, fate in modo che sia nella lingua 2. In questo modo la seconda lingua verrà sempre collegata ad attività ed eventi piacevoli, e compenserete il difetto di esposizione, ovvero il tempo inferiore che le dedicate rispetto alla lingua dominante.

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L’acquisizione del linguaggio è un processo incredibilmente complicato: non ne siamo consapevoli perché è spontaneo e avviene apparentemente senza sforzo. Ma imparare a parlare richiede al bambino la padronanza di un gran numero di abilità complesse, senza le quali è impossibile arrivare al risultato finale: ovvero parlare. In questo percorso così complesso sembra incredibile l’idea di rendere le cose ancora più difficili inserendo due lingue contemporaneamente. Invece si tratta di avere due incredibili benefici al prezzo di uno solo! Vediamo come si può sfruttare l’onda lunga dell’acquisizione della prima lingua per inserire anche la seconda.

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La maggior parte dei genitori ne è perfettamente consapevole, e chi ha le risorse, d’estate, corre ai ripari.

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Crescere un bambino nel bilinguismo senza essere madrelingua: è possibile?

Che cosa vuol dire non-native bilingual parenting

Adoro la capacità di sintesi della lingua inglese. Mi sono arrovellata sulla traduzione italiana di  questa terminologia senza riuscire a trovare una definizione altrettanto incisiva. Nella sostanza non-native bilingual parenting significa mettere in campo il progetto di crescere un bambino bilingue senza essere madrelingua della seconda lingua, ovvero avendola imparata come lingua straniera. 

Crescere bambini bilingui è già una bella sfida, ma farlo senza essere madrelingua è tutta un’altra faccenda! Chi espone i propri figli ad una lingua straniera ha dubbi e si pone domande che non sfiorano minimamente un genitore madrelingua. Oltre a tutte le preoccupazioni che naturalmente affliggono le famiglie bilingui, si aggiungono tutte le incertezze e le preoccupazioni che riguardano la propria padronanza della lingua, oltre a dover parlare in contesti non convenzionali, come quello dell’affettività o del linguaggio tipico dell’intimità di una famiglia. Insomma, se il genitore che introduce una seconda lingua deve armarsi di PACU (PAZIENZA, AMORE, COSTANZA ed UMORISMO) per un genitore non nativo servirà una buona dose di PACUF, dove F sta per FEDE, nel senso di buttare il cuore oltre l’ostacolo, mettere da parte dubbi ed insicurezze e credere che, in un modo o nell’altro, ce la faremo!

I dubbi del genitore non madrelingua

Parlare a mio figlio in una lingua straniera mi sembra strano e innaturale

Vi dico la sincera verità, ero determinata ad introdurre l’inglese in famiglia fin da prima che i miei figli nascessero, ma per i primi mesi lo facevo solamente quando ero sola in casa con loro, perché mi sentivo un po’ idiota! Non voglio indorarvi la pillola, quindi non vi nasconderò che all’inizio vi sembrerà decisamente strano. Ma non ci vorrà molto perché l’imbarazzo passi e subentri l’abitudine. Un giorno qualcuno mi ha detto che ci vogliono 21 giorni per consolidare un’abitudine: ecco, in questo caso non vi basteranno, ma ci si abitua anche a questo e dopo un po’ viene spontaneo. A volte, adesso, mi capita di rivolgermi in inglese anche ai figli degli altri! Un consiglio che vi posso dare è quello di aumentare anche la vostra esposizione alla lingua straniera che intendete usare in famiglia: cercate di leggere nella lingua straniera anche per il vostro svago, non solo per quello dei bambini, e, se possibile, guardate film o serie TV in lingua.

Più voi stessi siete immersi nella lingua minoritaria più sarà facile esporre anche i vostri bambini.

Non so se il mio livello di competenza nella lingua straniera è sufficiente per poterla trasmettere ai miei figli

Purtroppo questo è uno dei pregiudizi più granitici: ovvero l’essere convinti che sia possibile crescere bambini bilingui solamente se si è madrelingua. Ci sono persone che parlano e usano costantemente le lingue straniere durante la loro giornata lavorativa, che pensano di non essere in grado di crescere un bambino bilingue! Non parlate la lingua perfettamente? Fate errori grammaticali? La vostra pronuncia lascia a desiderare? E quindi? Non è comunque meraviglioso poter risparmiare ai vostri bambini tutti gli anni di studio che vi sono serviti per poter comunicare in una lingua straniera? Se alla fine del percorso parlassero la seconda lingua come la parlate voi, non sarebbe già straordinario? Non sarebbe già una base solida su cui poter migliorare senza troppi sforzi? Quindi la risposta è sì, avete il livello di competenza necessario per inserire una seconda lingua in famiglia.

I miei bambini arriveranno al mio livello di competenza o potranno andare oltre?

Dipende da quanto sarete costanti, ma anche dalle opportunità che darete ai bambini di usare la seconda lingua per comunicare. Ovviamente chi inserisce l’inglese è avvantaggiato: questa lingua, prima o poi, verrà sicuramente studiata a scuola, e ci sono un sacco di opportunità per interagire in inglese (centri estivi, gruppi gioco o anche un viaggio all’estero in un qualsiasi paese, non necessariamente anglofono). Ma questo vale anche per le altre lingue, magari serve uno sforzo supplementare. Vi dirò di più: anche il vostro livello di competenza aumenterà, il vostro vocabolario si allargherà man mano che insegnerete nuove parole che prima non conoscevate o non avevate occasione di usare (tricheco, ghirlanda e caccole non fanno propriamente parte di un lessico “business!!!). Scaricate l’App di Google traduttore per cercare
tempestivamente le parole che non conoscete e vedrete che, alla centesima volta che vi chiederanno di leggere lo stesso libro, avrete acquisito un vocabolario eccezionale.

E se i bambini ripetono i miei errori?

Non sarebbe chissà che tragedia! Ma se volete evitare il più possibile che questo accada, cercate di non essere gli unici referenti per l’esposizione alla seconda lingua. Dopo i due anni la televisione è un ottimo aiuto in questo senso, ma se possibile cercate anche altre persone che possano comunicare nella lingua minoritaria con i vostri bambini.

Cercate di non essere troppo severi con voi stessi e abbiate fiducia nelle incredibili capacità dei bambini. E’ molto utile, e confortante, potersi consigliare e confrontare con altri genitori che hanno intrapreso questo percorso, anche eventualmente con genitori madrelingua. Ci sono alcuni gruppi di genitori su facebook, sopratutto nell’area del bilinguismo inglese/spagnolo negli USA. Noi abbiamo il gruppo Crescere bambini bilingui dedicato a genitori italiani e stranieri che vivono in Italia: potete iscrivervi in qualsiasi momento.

I benefici cognitivi del bilinguismo

Ma se il percorso è così difficile e se i dubbi sono così tanti, vale veramente la pena di fare tutta questa fatica? Ebbene sì, perché anche se il genitore che introduce la seconda lingua non è nativo, il bambino avrà comunque tutti i vantaggi cognitivi del bilinguismo. Non basterebbe un intero libro per approfondire e dare conto di tutte le ricerche che sono state fatte in questo senso. Mi limiterò a darvi qualche sommaria indicazione dei principali benefici del bilinguismo precoce:

  • il cervello bilingue ha una maggiore quantità di materia grigia nella zona che controlla le funzioni esecutive: controllo dell’attenzione e problem solving
  • il bilinguismo rende il cervello più abile nel passare da un compito all’altro (comunemente chiamato multitasking)
  • aumenta la concentrazione anche in un ambiente affollato, e migliora la memoria
  • rende capaci di intuire meglio le intenzioni del proprio interlocutore
  • riduce il rischio di malattie neuro degenerative e può ritardare l’insorgere di demenza senile e Alzheimer

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Parlare una lingua con la dimestichezza di un madrelingua

Se non siete voi stessi madrelingua, sarà difficile che i vostri bambini riescano un giorno a “camuffarsi” da nativi. Dubito fortemente che un giorno, parlando inglese con i miei figli, un madrelingua possa dire loro “Oh, ero convinto che anche tu fossi inglese!”. Ma questo non diminuisce il vantaggio del bilinguismo precoce nel parlare la seconda lingua:

  • nessun bisogno di pensare alle regole grammaticali;
  • le eccezioni alle regole vengono percepite come normali
  • nessun dubbio su quale preposizione usare e in quale contesto
  • una buona pronuncia
  • nessun problema nel capire un madrelingua

Per avere idea di cosa significhi, pensate a come, parlando una lingua straniera, a volte vi capita di ripassare mentalmente la regola, prima di formulare la frase corretta. O a come vi mordereste la lingua sapendo che avete appena fatto un errore di grammatica. Questo ai bambini bilingui non capita, anche quando la loro competenza nella lingua minoritaria è di molto inferiore a quella della prima lingua. Il loro vocabolario può non essere ricco come quello di un nativo, ma la grammatica per loro è naturale, ed io non smetto di trovarlo sorprendente!

Facilità nell’imparare altre lingue

Imparare una seconda o una terza lingua prima dell’adolescenza vuol dire raggiungere livelli di padronanza che difficilmente si raggiungerebbero cominciando in età a adulta. Ma non solo. Alcune ricerche hanno dimostrato che la capacità di un monolingue di discriminare i suoni diversi da quelli della lingua madre diminuisce già a partire dagli 11 mesi. Nei bilingui questa facoltà resta attiva molto più a lungo. L’udito di un bilingue è più sensibile e in grado di cogliere anche suoni che non fanno parte della prima lingua. L’apparto vocale è in un certo senso più sciolto, ed in grado di riprodurre una gamma di suoni molto più vasta.

Apertura mentale

“I limiti della mia lingua sono i limiti del mio mondo” diceva il filosofo Ludwig Wittgenstein. La possibilità di sperimentare più di una cultura e più di un modo di vedere le cose nella propria vita abitua ad una sorta di “arricchente relativismo culturale“. Capire che quello che viene considerato normale o scontato in una cultura può non esserlo per un’altra, abitua ad essere più disponibili al dialogo, all’empatia, al compromesso. Questo vuol dire una vita senza paura del diverso e dello sconosciuto, una vita da godere a piene mani.

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Vantaggio competitivo a scuola e opportunità di lavoro in futuro

Una seconda o terza lingua sono un regalo ed un investimento sul futuro dei vostri bambini. Tutto il tempo che non dovranno impiegare nello studio di una lingua straniera potranno impiegarlo a studiare altro. Se vorranno potranno lavorare con le lingue, o averle a disposizione per lavorare in qualsiasi campo in qualsiasi parte del mondo!

La ricompensa del genitore non madrelingua

Insomma, non giriamoci troppo attorno, crescere un bambino nel bilinguismo senza essere madrelingua è una missione per genitori coraggiosi e decisamente caparbi. Noi siamo quelli che impariamo ninne nanna e canzoncine (invece di cantare quelle della nostra infanzia), siamo quelli che riempiamo gli scaffali di libri, perché a noi servono molto di più che ai madrelingua. Siamo quelli che scandagliano il web alla ricerca di consigli e dei cartoni animati dove i protagonisti parlano correttamente e in abbondanza (perché i cartoni dove non si parla non ci servono). Siamo quelli che i nonni “ma non è che potresti parlagli in italiano così capisco anche io?”!

Ma vi assicuro che la soddisfazione di sentire il vostro minuscolo essere umano balbettare nella seconda lingua non ha paragoni. Non temete, magari la ricompensa di un lavoro tanto arduo per voi che, come me, non siete madrelingua, non arriverà con gli stessi tempi di un genitore nativo, ma siate pazienti, perché arriverà! E sarà meraviglioso sentire che quella che per voi è una lingua straniera, per i vostri bambini è una lingua familiare tanto quanto la lingua madre!

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Leggere ai bambini bilingui: Dr. Seuss non può mancare

Ritmo, rime e filastrocche: come potenziare la seconda lingua con Dr. Seuss

Il nemico dell’inserimento della seconda lingua è il tempo: secondo alcuni studiosi il bambino dovrebbe essere esposto alla lingua minoritaria per almeno il 30% del tempo di veglia. Ma questo non è sempre facile. E’ qui che servono strumenti che rendano di miglior qualità, e quindi più incisiva, l’esposizione alla seconda lingua, anche quando il tempo è poco.
Rime e filastrocche sono un’altra arma segreta della famiglia bilingue. Tutto quello che esalta il ritmo e la musicalità della lingua è cibo per il cervello bilingue. Non è nemmeno necessario che il bambino sia in grado di parlare per poter beneficiare della lettura di filastrocche o libri in rima.

Il ritmo, l’espressione, l’enfasi, la cantilena faranno comunque il loro lavoro, stimoleranno la memoria, fisseranno meglio i suoni, e amplieranno il vocabolario come per magia. Ecco perhé nella vostra biblioteca non possono mancare i titoli del Dr. Seuss.

Dr. Seuss: il genio delle rime al vostro servizio

Theodor Seuss Geisel è forse il più famoso autore americano di libri per bambini, e se credete di non conoscerlo, vi dovrete ricredere, perché non avrete certo potuto passare completamente indenni l’uscita del nuovo (e bellissimo) film sul Grinch, ispirato ad un suo libro del 1957. Se vi interessa sapere della sua vita movimentata, e del motivo per cui scrisse con lo pseudonimo Dr. Seuss, date un occhio alla sua biografia.

Pare che questo signore, che non amava particolarmente i bambini e che sembra non ne abbia mai voluti di suoi, a domanda abbia risposto: “Voi pensate a fare i figli, che a farli divertire ci penso io!“.

Detto fatto: oltre 60 libri, film e cartoni animati tratti dalle sue storie, per un fatturato annuo che si aggira sui 15 milioni di dollari annui di diritti, ancora oggi a quasi 30 anni dalla sua morte! Ecco quindi i libri del Dr. Seuss che non possono mancare dalla biblioteca di una famiglia bilingue, nonché quelli che i gemelli monelli hanno apprezzato di più.

Un Gatto un cappello e una gran confusione

E’ forse tra i libri più famosi di Dr. Seuss. Potete cominciare a leggerlo fin da subito: se il bambino è troppo piccolo per capire il senso verrà comunque rapito dal ritmo vorticoso delle parole. Questo libro è un investimento incredibile perché ha tantissimi livelli di lettura: ad un anno i gemelli ridevano come matti solo per come glielo recitavo, a due anni erano in grado di indovinare la fine della strofa, a tre anni abbiamo cominciato a discutere della trama, a quattro anni abbiamo visto il film e i cartoni animati ispirati alla storia. Tra qualche anno sarà una prima lettura semplice che potranno affrontare da soli per imparare a leggere.

Nessun gioco potrà mai avere vita più lunga!

La storia del gatto combina guai, del pesce moralizzatore e dei fratellini annoiati dalla giornata di pioggia, vi rapirà: per noi hanno un significato affettivo particolare Thing 1 e Thing 2, i due personaggi gemelli, dei veri e propri teppisti, il ritratto sputato di Giulio ed Ettore! Ho trovato il libro in inglese, e francese, è stato tradotto in portoghese come “O Gato do Chapéu”, e anche in spagnolo. Si ispirano a questo libro anche dei cartoni animati in inglese (ecco un canale che ne propone alcuni, ma ne potete trovare anche altri), su Amazon Prime potete vedere il film doppiato in più lingue (ecco il trailer) con Dakota Fanning, nella parte di Sally, e Alec Baldwin.

Dr. Seuss per i piccolissimi

Vi consiglio altri due libri eccezionali, da leggere fin da piccolissimi, che però i bambini continueranno ad apprezzare e richiedere anche da più grandi:

Quest’ultimo, che fa letteralmente impazzire dal ridere i gemelli, e non capisco bene il perché (!), è il frutto di una scommessa: l’editore sfidò Dr. Seuss a scrivere un libro usando non più di 50 parole diverse. Il risultato è un’assurda conversazione tra Sam e un personaggio corrucciato sull’opportunità di assaggiare uova e prosciutto verdi.

Come il Grinch rubò il Natale

Questo è stato per molto tempo il libro preferito di Ettore: mi ha chiesto talmente tante volte di leggerlo che ad un certo punto mi sono resa conto che lo aveva imparato a memoria! E’ difficile che, in un modo o nell’altro non siate mai venuti a contatto con il meraviglioso mostriciattolo verde, talmente cattivo da voler rubare ai poveri Whos la gioia del Natale, portandosi via non solo i regali, ma anche gli alberi e tutte le decorazioni natalizie.

Il personaggio del Grinch è talmente incisivo ed originale da essere stato paragonato a Mr. Scrooge del famoso Canto di Natale di Dickens.

Questo libro può essere letto a partire dai due anni, ma continuerà a piacere e potrà essere riproposto per molto tempo, quindi investiteci senza remore: anche qui, saranno pochissimi i giochi altrettanto duraturi. Potete trovare il libro del Grinch in inglese, tedesco, francese, portoghese e spagnolo.

Esistono due trasposizioni cinematografiche di “How the Grinch Stole Christmas”: una del 2000 con Jim Carrey nella parte del Grinch, che potete trovare su Amazon Prime, e un altro bellissimo cartone animato, che è uscito a Natale 2018 e che porta la firma del regista dei Minions. I gemelli hanno imparato a memoria anche le battute del trailer a furia di vederlo, lo trovate al momento solo in DVD.

Il Lorax, il guardiano delle foreste

Questo invece è forse uno dei libri meno conosciuti, ma a mio parere il più bello e attuale, e pare anche il preferito dello stesso Dr. Seuss. A differenza degli altri libri per bambini dell’autore, molto allegri e giocosi, questo è un libro profondo e con una morale che può sembrare pesante per dei bambini (i miei ci hanno versato su più di qualche lacrima).

Personalmente ritengo invece che la coscienza ambientale sia una delle cose più importanti che un genitore dovrebbe preoccuparsi di formare nei bambini di oggi.

La storia è complessa ed ha diversi livelli di lettura, quindi vi consiglio questo libro a partire dai tre anni. The Lorax racconta la storia della smania di business di un personaggio invisibile The Onceler, che, nonostante gli avvertimenti del piccolo Lorax, che parla per gli alberi e gli animali che non hanno voce, distrugge, per profitto, la foresta e caccia tutte le creature che ci vivono. The Onceler si ritroverà solo, in una landa desolata e deserta, dove l’inquinamento provocato dalla sua fabbrica, ha reso l’aria irrespirabile e l’acqua velenosa. Ma non tutto è perduto! Prima di andarsene il Lorax l’aveva annunciato: niente cambierà finché non arriverà qualcuno a cui importi veramente. Ed è proprio al bambino, che ascolta la triste storia, che the Onceler affiderà l’ultimo seme: sarà suo il compito di piantarlo ed occuparsi della rinascita della foresta. Forse allora, anche il Lorax tornerà a viverci, insieme a tutti gli altri animali.

Il libro è stato scritto nel 1971, e purtroppo da allora poco è cambiato. Nel 2012, il regista dei Minions, ha realizzato un bellissimo film animato ispirato a The Lorax, con Danny De Vito che doppia il personaggio del Lorax. Lo trovate su Amazon Prime doppiato in molte lingue. Potete trovare il libro in inglese, francese, spagnolo, in portoghese e in tedesco.

L’importanza di scegliere con cura

Come famiglia bilingue avete, rispetto alla lettura ad alta voce ai vostri bambini, delle tematiche particolari rispetto ad una famiglia monolingue. I libri che comprate potrebbero essere più costosi dei libri in italiano, dovrete scegliere con più cura, e le librerie difficilmente vi daranno una grande scelta. Se trovate uno o più autori che fanno al caso vostro, che trovate con relativa facilità, che piacciono in modo particolare ai vostri bambini, leggete più titoli e investite su quei libri. Ci sono molti altri titoli di Dr. Seuss che potete leggere ai vostri bambini, quindi se vi piace, non vi limitate ai miei consigli. Così come con i libri di Julia Donaldson, anche per Dr. Seuss i bambini si abituano alla grafica, riconoscono lo stile, e accolgono la novità con ancora più entusiasmo.

Altro consiglio: ci sono alcuni gruppi di genitori che su Facebook si scambiano o vendono libri usati in lingue straniere. Io ad esempio sono iscritta a Libri in Lingua Straniera per bambini compro, vendo e scambio, ma sicuramente ce ne saranno altri. Questi gruppi vi saranno utili sia per trovare libri a prezzi molto contenuti, sia per eventualmente scambiare i vostri libri con libri che non avete ancora letto.

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Bilinguismo e regola del 30%

Come aumentare l’esposizione alla seconda lingua

Avete mai sentito parlare della regola del 30%? Per alcuni è uno dei capisaldi del bilinguismo.

Secondo questa teoria, per acquisire una seconda lingua, un bambino ha bisogno di essere esposto alla L2 per almeno il 30% del suo tempo di veglia.

L’esperto che ha dato supporto scientifico alla regola del 30% è Fred Genesee, professore di Psicolinguistica (ebbene sì, esiste anche questa, sapevatelo!), alla McGill University in Montreal. Vi dico la verità: personalmente, vivo questa cosa un po’ come una spada di Damocle. Eppure in molti vi diranno che questa è una condizione imprescindibile per riuscire a crescere un bambino bilingue. Ci sono però esperienze concrete che contraddicono la regola.

Evitare l’ansia da prestazione

Anche solo venire a conoscenza della regola del 30% mi ha messo l’ansia. Per un genitore che lavora full time non è così semplice gestire questa netta suddivisione delle tempistiche. Quando i miei figli hanno cominciato la scuola materna, l’idea di dover in qualche modo controbilanciare tutto il tempo speso parlando italiano con compagni ed insegnanti, è diventata a suo modo pressante.

Ci sono però moltissimi esempi pratici che fanno dubitare del fatto che la regola sia così categorica.

Premesso che il bilinguismo perfetto non esiste, e che ci sarà sempre una lingua 1 e una lingua 2: moltissimi bambini, anche in contesti in cui la lingua 2 ha poche occasioni di essere parlata/ascoltata, sono comunque bilingui.

Dimenticate la regola e puntate sulla qualità

Il Professor Genesee, pur nell’essere fonte delle mie ansie, può comunque venire in aiuto. Il suo studio mi ha dato spunti importanti.

L’esposizione alla seconda lingua deve essere coerente, continua e ricca. In questo modo il bambino imparerà in modo naturale e senza sforzo due o più lingue.

In realtà non si tratta solamente della quantità di tempo che trascorrete con i bambini. Se il tempo a disposizione è limitato, dovrete aumentare la qualità delle interazione. Ecco dunque alcuni trucchi che vi possono aiutare ad aumentare l’esposizione alla seconda lingua utilizzando al meglio il vostro tempo.

Create dei rituali

Io e mio marito ci abbiamo messo un po’ a cambiare la nostra mentalità da coppia senza figli. La nostra vita si divide nel “prima dei gemelli” e il “dopo i gemelli”. Niente più “che si mangia?” detto alle 21.30, viaggi zaino in spalla dove prenotare un hotel equivale ad un insulto, o domeniche passate senza una chiara idea di cosa fare. Abbiamo presto imparato a nostre spese che i bambini hanno bisogno di regolarità, ripetitività e regole coerenti. Seppur questo ci abbia creato più di un mal di testa, un’organizzazione “rituale” del proprio tempo è un grande vantaggio per chi intraprende un’educazione bilingue.

Create dei rituali che siano dedicati esclusivamente alla seconda lingua.

Noi, ad esempio, abbiamo la cena, la fiaba della buona notte, il cinema del venerdì, i lavoretti e i disegni nelle giornate di pioggia. I rituali cambieranno con l’età del bambino. Prima c’era il bagnetto della sera, la ninna nanna, quel momento di apocalisse che chiamare cena è poco calzante, ecc. Insomma, lavorate di fantasia, ma cercate di creare degli ambiti specifici per la seconda lingua.

Supportate l’immagine della seconda lingua

Per evitare il fallimento del vostro progetto bilingue è fondamentale che il bambino si senta speciale, e non diverso o strano, nella sua abilità di capire e parlare più lingue.

Supportate l’immagine del vostro paese d’origine, o del paese dove si parla la seconda lingua se non siete nativi. Usate le storie della tradizione del vostro paese, create un’immaginario, anche magico e fantasioso, relativo alle persone con cui il bambino potrà comunicare grazie alla seconda lingua. Anche qui, lavorate di fantasia e siate dei leoni: non permettete a nessuno, amici, parenti o estranei, di sminuire, deridere o colpevolizzare il bilinguismo di vostro/a figlio/a.

Giocate nella seconda lingua usando le mani

Maria Montessori diceva che “le mani sono l’organo dell’intelligenza“. L’uso delle mani favorisce l’apprendimento e lo sviluppo del linguaggio.

L’80% delle connessioni neurali sono tra la mano e il cervello. 

Insistete sui giochi di manipolazione (pasta modellante, disegno, puzzle, lego, pittura, origami, ecc.) usando la seconda lingua: vi darà un vantaggio competitivo. Entrate nel magnifico mondo dei lavoretti per bambini: in rete troverete risorse a non finire sul tema. Tra tutte vi consiglio il blog Jean the Artful Parent, che a me piace molto quando mi servono nuove idee. Vi assicuro che per gli adulti è quasi un esercizio meditativo e può essere estremamente rilassante. 

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Canta che ti passa

Visto che dobbiamo cercare di ottimizzare tutto il tempo a disposizione, ho escogitato questo sistema per sfruttare il tempo degli spostamenti, in particolare il percorso casa-scuola, ma potete far fruttare anche il tempo per raggiungere le località di villeggiatura o delle gite fuori porta. Probabilmente non potrete fare a meno di sciropparvi canzoncine per bambini che dovrete ascoltare fino alla nausea, vi perseguiteranno anche a lavoro e non riuscirete a togliervele dalla testa per settimane. Tanto vale che siano nella seconda lingua! E poi cantare fa bene alla salute ed aumenta il livello di serotonina: così sarete esauriti … ma felici!

Leggere, leggere e ancora leggere

Su questo blog troverete più di un articolo su quanto sia importante leggere ad alta voce ai bambini fin da piccolissimi. 

Leggere è il modo migliore per ampliare il vocabolario. 

I libri contengono parole speciali, che non vengono comunemente usate nel linguaggio colloquiale,  termini specifici che fanno riferimento anche a concetti astratti. Quindi, se non lo avete già fatto, date un’occhiata ai miei consigli su come introdurre la lettura e far appassionare i bambini ai libri.

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Create interazione con altri nella seconda lingua

Per imparare una lingua la cosa migliore è trovarsi immersi in un ambiente dove, per comunicare, si è costretti a parlare.

Questa è la parte sicuramente più impegnativa. Ecco quindi alcuni consigli per creare momenti in cui usare la seconda lingua con altre persone.

I viaggi nel paese dove si parla la seconda lingua

Se siete nativi e avete parenti e amici nel vostro paese d’origine pianificherete sicuramente viaggi o vacanze che vi riportano a casa. Questi sono sicuramente momenti ideali e in parte scontati per avviare il bilinguismo. Quando non è possibile, per questioni economiche e di tempo usate skype per chiamare amici e parenti: i bambini hanno difficoltà a parlare al telefono, ma l’aiuto dello schermo rende tutto più facile.

Per chi non è nativo, scegliete mete per le vacanze dove sia possibile comunicare nella seconda lingua: oltre a visitare il paese, potete scegliere strutture frequentate prevalentemente da persone di quella nazionalità. L’anno scorso, ad esempio, siamo stati in un campeggio in Umbria frequentato massicciamente da olandesi: mi ha reso fiera che i miei quattrenni si sforzassero a parlare inglese con i ragazzini olandesi. Ma se foste olandesi, ad esempio, avreste potuto evitare un viaggio in Olanda.

Connettetevi con la comunità straniera nella vostra città

Esistono spesso associazioni di connazionali che si ritrovano anche a questo scopo: far frequentare tra loro i bambini in modo che parlino nella seconda lingua. Spesso questi gruppi sono felici di accogliere anche genitori non nativi: un’amica, che sta crescendo la figlia bilingue italiano/russo, frequenta assiduamente e con profitto un gruppo di genitori russi con bambini bilingui al seguito.

Ingaggiate una baby sitter madrelingua

Non è un metodo economico, ma spesso si ha comunque bisogno di una babysitter, tanto vale fare lo sforzo di cercarla madrelingua. Le nostre città sono piene di ragazzi e ragazze in Erasmus che non disdegnano  l’occasione di guadagnare qualche soldo. Questa è la soluzione che hanno trovato degli amici che stanno crescendo tre bambini bilingui italiano/tedesco: una tata di origini tedesche che parla con loro esclusivamente in tedesco.

Cercate centri estivi nella seconda lingua

Anche questa non è una soluzione economica, tutt’altro, ma è di sicura efficacia. Ovviamente per chi come me introduce l’inglese è piuttosto facile trovare offerte di questo tipo, la cosa diventa più complicata per altre lingue, specialmente se non abitate in una grande città. In questo caso vi consiglio di rivolgervi alle scuole di lingua, o, per lingue ancora meno diffuse, di organizzarvi con le comunità straniere di cui vi parlavo sopra.

Spero che questi consigli vi diano degli spunti per aumentare la qualità dell’esposizione alla seconda lingua per i vostri bambini. Per portare a buon fine il vostro progetto di bilinguismo, non improvvisate

La comunicazione nella seconda lingua va pensata ed organizzata al meglio se volete che sia veramente efficace.

Fan-Brothers

The Fan Brothers: Natale bilingue e mondi magici

La potenza delle immagini nell’acquisizione della seconda lingua

L’associazione suono immagine è potentissima. Lo hanno sempre saputo, anche solo intuitivamente, gli educatori e i pedagoghi di tutti i tempi. Chi non si ricorda le classi delle elementari con le illustrazioni alle pareti? La casa per la lettera C, l’elefante per la lettera E, e così via. L’immagine abbinata alla parola attiva due aree cerebrali nello stesso momento, quella  che sovrintende agli stimoli visivi e quella che sovrintende agli stimoli uditivi. Questo per dirvi che, nella scelta di un libro, le immagini sono particolarmente importanti.Ocean-Meets-Sky

Il mondo dell’illustrazione per l’infanzia

Lo diamo per assodato, ma c’è una ragione specifica se la letteratura per i bambini in età prescolare è sempre associata all’immagine. Per essere in grado di immaginare il bambino deve essere nutrito di immagini. Immaginare vuol dire pensare, e pensare vuol dire parlare con se stessi, avviare il dialogo interiore che ognuno porta avanti ogni giorno in modo inconsapevole. Se parliamo di acquisire una seconda lingua l’uso delle immagini diventa particolarmente importante, spesso perché il bambino, in termini di tempo, viene stimolato di meno rispetto alla prima lingua. Le immagini diventano una sorta di “amplificatore”: dire “carpa” vale 1 punto, dire “carpa” mostrando un’immagine come quella sopra vale 15 punti!

Quando i Piccoli Camaleonti hanno scoperto il mondo dei Fan Brothers

I libri di cui sto per parlarvi non sono semplicemente libri per l’infanzia, a mio parere sono delle vere e proprie opere d’arte. Quando li ho sottoposti al vaglio critico dei gemelli monelli la loro faccina non diceva “dai mamma, raccontaci questa storia”. Prima ancora di sapere cosa raccontavano hanno dovuto sfogliare l’intero libro, per le immagini una ad una, come se fossero quadri esposti in un museo.

Chi sono i Fan Brothers e perché il loro lavoro è speciale

Quando si tratta del lavoro di Terry ed Eric Fan bisogna proprio dire che ci sono persone che riescono a tirare fuori tutto il meglio che c’è da un rapporto di parentela. Hanno cominciato a disegnare insieme sui muri della loro camera di ragazzi, e non hanno più smesso. Poi hanno deciso di applicare la loro arte e la loro sinergia ai libri per l’infanzia, e il risultato è strabiliante. Ecco le recensioni di Giulio ed Ettore sulle tre opere dei Fan Brothers che abbiamo letto.

The Night Gardener: il debutto

E’ il primo libro scritto ed illustrato dai Fan Brothers, e forse ancora il più famoso. E’ stato tradotto in varie lingue, tra cui l’inglese, l’italiano, lo spagnolo e il tedesco. Se fate una ricerca più approfondita lo trovate anche tradotto in altre lingue. Il libro racconta la storia di William e della sua città. Di notte meravigliose creature create da un misterioso giardiniere cominciano ad apparire sugli alberi: un saggio gufo, un gatto sonnacchioso, un enorme dragone. William muore dalla voglia di sapere chi sia l’autore di tanta meraviglia. L’incontro con il giardiniere notturno cambierà per sempre William e tutti gli abitanti della sua città.

The Antlered Ship: il nostro preferito

Questo è in assoluto uno dei nostri libri preferiti. L’autrice è Dashka Slater, ma le illustrazioni sono in grado di donare a questa storia una vita propria. Marco è una volpe alla ricerca di risposte importanti, Silvia, il capitano della nave, è un cervo decisamente fuori dal comune, Victor e la sua banda di piccioni bramano avventure ed emozioni forti. Affrontare insieme il mare in tempesta, pirati feroci e acque insidiose cambierà la loro visione del mondo. Il testo è incredibilmente poetico, le illustrazioni assolutamente meravigliose! “Ma alle isole piace stare da sole?”, “Perché gli alberi non parlano mai?”, “E’ meglio sapere cosa sta per succedere, o è meglio essere sorpresi?”: i gemelli monelli si arrovellano ancora oggi sulle intriganti domande di Marco!
Ho trovato questo  libro in inglese e in francese. Spulciando in rete potreste trovarlo anche in altre lingue.

Fan Brothers

When Ocean Meets Sky: il più magico

Questo libro lascerà voi e i vostri meravigliosi pargoli bilingui letteralmente a bocca aperta. L’avventura di Finn alla ricerca del mitico luogo dove mare e cielo si mescolano e dove accadono cose mai viste, vi incanterà ed appassionerà. Eric e Terry Fan si sono assolutamente superati in quest’opera interamente scritta ed illustrata esclusivamente a loro opera. Le illustrazioni vi porteranno in un mondo magico dove enormi balene volano in compagnia di bizzarre mongolfiere, dove un pesce dorato vi accompagnerà attraverso isole di libri dove nidificano gufi sapienti. Questa è l’ultima opera in ordine cronologico. Il libro è in inglese ed è stato tradotto in italiano e in tedesco. Non l’ho trovato in altre lingue, d’altronde è uscito a maggio 2018, sta avendo un successo incredibile, quindi altre traduzioni seguiranno sicuramente.

Fan-Brothers

Emotività, immaginazione e seconda lingua

Parlo a voi, genitori che tanto faticosamente portate avanti il progetto di crescere bambini bilingui. Spesso il tempo è poco, sembrava ieri che erano dei barilotti sbavosi, e nel giro di nulla sono al nido, e poi alla materna. E nel giro di nulla passano 12 ore della loro giornata a parlare esclusivamente la prima lingua. Portare avanti con successo il baluardo della seconda lingua sarà più facile se il vostro bambino potrà collegarla a tutta una serie di cose belle: alla dolcezza delle fiabe della buona notte, a libri meravigliosi che raccontano cose fantastiche e speciali, a cose belle fatte con la mamma o con il papà, alle vacanze con i nonni e i cugini che non vede mai, alla ninna nanna che gli avete cantato tante notti prima che si addormentasse. Suggerendovi la lettura di questi libri spero di avervi dato un ulteriore strumento per parlare di cose belle nella seconda lingua.

Progetto bilingue

Progetto bilingue: 5 dritte per non mollare

Chi ben comincia è a metà dell’opera, ma non basta.

Quando il progetto bilingue si arena.

Chi decide di crescere bambini bilingui parte con una buona dose di entusiasmo. Ma non sempre è sufficiente per riuscire a proseguire, soprattutto quando il genitore che introduce la seconda lingua non è nativo, come nel mio caso. Alcuni genitori mi hanno scritto di aver cominciato, ma di aver poi smesso. Altri mi chiedono come fare per ricominciare, altri ancora come fare per non smettere. Quindi ecco qui, i consigli, basati sulla mia esperienza: per non perdersi d’animo e non mollare.

Armatevi di PACU: pazienza, amore, costanza e una buona dose di umorismo

Pazienza. Non datevi obiettivi a breve termine: con il bilinguismo non funziona. La prima a farmi riflettere su questo aspetto è stata la pediatra di Ettore e Giulio. Donna saggia e di grande esperienza, quando i monelli assomigliavano ancora a due barilotti gonfi di latte, mi disse: “non si preoccupi se non le rispondono in inglese, lei continui imperterrita, anche se può sembrare il contrario, loro imparano, imparano tutto!”. Aveva ragione: ho dovuto aspettare i 4 anni prima di avere delle frasi compiute, e anche quelle, a volte, tirate fuori a fatica. Per un bel po’ mi sono dovuta accontentare della consapevolezza che capivano tutto.

Amore. Beh, questa è facile, se avete pensato di fare il regalo del bilinguismo ai vostri bambini, ne avete da vendere. Ma non fa mai male ripensare al motivo per cui lo state facendo: state dotando i vostri figli di super poteri, se vi passa la voglia pensate a questo!

Costanza. Questa è la parte più difficile. Non è sempre facile trovare le energie per fare lo sforzo mentale di esprimersi in un’altra lingua. Anche per genitori nativi che vivono tutta la giornata immersi in una lingua, può non essere facile cambiare registro per parlare con i bambini. Le prossime dritte serviranno ad essere il più possibile costanti. In ogni caso, siate indulgenti con voi stessi: io ho deciso di mettermi in pausa quando i bambini mi fanno veramente incavolare. Non sono sempre in grado di esprimere adeguatamente la mia incazzatura in inglese, quindi ci sta di arrabbiarsi in italiano!

Umorismo: non prendetevi troppo sul serio! Soprattutto se non siete nativi, non pretendete troppo da voi stessi e rideteci sopra. La pronuncia non è perfetta? Fate degli errori di grammatica? Non vi ricordate come si dice “tricheco”? Pace, va benissimo anche così!

Cominciate il prima possibile

Nei primi due anni di vita il cervello crea miliardi di connessioni sinaptiche. Se in questo periodo riceve il messaggio che esistono due o più lingue, sarà tutto più facile. Se potete, cominciate in questo periodo, meglio ancora, quando il bimbo è ancora nella pancia. Informatevi, e raccogliete qualche dato scientifico a supporto della vostra intenzione di parlare più di una lingua in famiglia. Vi servirà per rispondere a tutte le obiezioni di parenti e conoscenti che non sanno farsi gli affari propri. Quelli che vi diranno: “l’importante è che impari prima bene l’italiano”. Saprete spiegare a tono perché non è così e quali sono i vantaggi di inserire due lingue in contemporanea. È importante creare una piccola rete di supporto attorno al progetto bilingue. È facile perdersi d’animo se percepite che le persone che vi stanno vicino (tipo nonni, zii) non approvano.

Usate i libri come vostri alleati

Se frequentate questo blog sapete come la penso sui libri e il progetto bilingue. Si tratta di un elemento fondamentale. Ma eccovi qualche strategia in più. Fate come se foste a dieta: non comprate cose che non avete intenzione di mangiare, evitate le tentazioni. Fate in modo che in casa girino prevalentemente libri per i bambini nella seconda lingua. Così non avrete la tentazione di leggere nella prima lingua. Tenete a portata di mano i libri nelle zone della casa dove si legge: per la favola della buona notte, per mangiare o per giocare.

Usate bene la TV

Qui la tentazione di mettere un programma per bambini a caso è veramente forte. Quindi munitevi di tutti gli strumenti per resistere e rendete i programmi in lingua più accessibili. Create un vostro account YouTube. Iscrivetevi ai canali ufficiali dei programmi che vi interessano. Create delle playlist con gli episodi dei cartoni preferiti. In questo modo potrete accedere ai programmi che avete scelto dai vostri smartphone e da una qualsiasi Smart TV entrando dall’icona di YouTube. Noi abbiamo insegnato anche ai nonni a farlo: quando Giulio ed Ettore cominciano a menarsi a volte un cartone è un buon modo per sedare gli animi!

Programmate attività bilingui

Nell’apprendere una lingua nulla è più efficace del parlare e guardare negli occhi un’altra persona. Per evitare di perdere la seconda lingua nei meandri della vita a volte frenetica di un genitore, fermatevi. Esatto, decidete quali sono le attività che vi aiutano a fermarvi per passare tempo di qualità con il vostro bambino. A me piace l’arte e creare con le mani, quindi sono queste le attività che ci aiutano a fermarci. Ma usiamo anche i giri in bicicletta, le passeggiate nel bosco, i castelli di sabbia al mare, i bagni in piscina, le visite al museo. Insomma, scegliete voi, c’è l’imbarazzo della scelta.

Ecco, questi sono i miei consigli, ma sarei contenta di sentire anche i vostri: se avete qualche dritta anche voi, condividete! Quando il gioco si fa duro, una freccia in più al proprio arco non va mai male.

bambino intelligente

Volete che vostro figlio diventi intelligente?

Leggetegli le fiabe … anche nella seconda lingua

La frase “If you want your children to be intelligent, read them fairytales. If you want them to be more intelligent, read them more fairytales” (Se vuoi che i tuoi bambini siano intelligenti, leggi loro le fiabe. Se vuoi che siano più intelligenti, leggi loro più fiabe) è attribuita ad Albert Einstein. Se sia vero che Einstein abbia pronunciato esattamente queste parole non è dato saperlo. Qualcuno sostiene abbia espresso grosso modo questo concetto rispondendo, nel corso di una conferenza, ad una madre che gli chiedeva come far diventare il figlio uno scienziato.

Sappiamo per certo che leggere ad alta voce ai bambini ha un incredibile numero di benefici sulla sfera cognitiva e del linguaggio. Con la lettura nella seconda lingua si aggiunge il beneficio di stimolare il cervello bilingue. Ma cosa rende le fiabe diverse e speciali rispetto a tutti gli altri tipi di testi? E quali sono i migliori libri per i introdurre i bambini alle fiabe?

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input ideale

L’input ideale per il cervello bilingue

Perché leggere ad alta voce nella seconda lingua ai bambini

Quando parliamo di cervello bilingue intendiamo quella meravigliosa attitudine ad acquisire più di una lingua alla volta che hanno i bambini fino ai 10-11 anni. Che siate genitori che parlano in famiglia una seconda lingua fin dai primi anni di vita, o che siate un insegnante che la insegna a bambini di quest’età, sappiate che avete dalla vostra degli alleati di cui non potete fare a meno. I libri!

È risaputo che leggere ai bambini sia un incredibile propulsore del linguaggio e delle capacità cognitive in generale. Quando si tratta però dell’acquisizione di una seconda lingua la lettura ad alta voce diventa uno strumento ancora più specifico e imprescindibile. Stiamo parlando di un “input ideale“.

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finlandese

Conosco l’inglese meglio dell’insegnante

Perché in Italia la scuola non riesce ad insegnare l’inglese ai bambini

In questi giorni ha fatto notizia la lettera aperta di una famiglia finlandese che ha deciso di lasciare la Sicilia. A soli due mesi dal trasferimento le enormi differenze tra il sistema scolastico italiano e quello di matrice nordica ha fatto desistere i genitori, che hanno optato per la Spagna. Oltre all’utilissimo spunto di riflessione per i nostri governanti sullo stato della scuola italiana, vorrei parlarvi in particolare della frase del figlio quattordicenne: “conosco l’inglese meglio dell’insegnante di inglese stesso”.

Inutile nascondersi dietro ad un dito. Il livello di comprensione e proficiency dei ragazzi italiani è decisamente più basso dei compagni europei, e c’è un vero abisso se comparati ai compagni dei paesi nordici. Eppure anche i bambini italiani cominciano a studiare inglese a sei anni, molti cominciano già alla scuola dell’infanzia. Come è possibile questa differenza?

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reputazione bilinguismo

Chi ha dato al bilinguismo una pessima reputazione

Modelli del passato e pregiudizi del presente

Viviamo in un mondo super globalizzato, dove le notizie viaggiano distanze intercontinentali alla velocità di un click. Siamo sempre più inclusivi (almeno a parole). I nostri figli imparano ogni giorno gomito a gomito con bambini di etnie diverse, che hanno genitori provenienti da ogni angolo del globo. Ci si aspetterebbe che la realtà di un bambino cresciuto in un contesto bilingue sia naturale e perfino scontato. E invece non è, purtroppo, ancora così, e spesso il bilinguismo ha ancora una pessima reputazione. Ma su cosa si fonda questa diffidenza, e perché c’è ancora tanta impreparazione da parte di insegnanti ed educatori?

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storytelling

Perché insegnare le lingue con lo storytelling

Rendere l’acquisizione delle lingue spontanea ed efficace usando le storie

Il momento migliore per imparare le lingue va da 0 a 10-12 anni. Questa è l’età in cui il cervello bilingue permette al bambino di acquisire una seconda lingua usando gli stessi, o alcuni, strumenti che ha usato per acquisire la lingua madre. Per questo l’acquisizione precoce di più lingue, criminalmente trascurata nel nostro paese, sarebbe così importante nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria. Perché insegnare quello che i bambini potrebbero acquisire senza fatica e divertendosi? Sempre più esperti identificano nello storytelling lo strumento più efficace per rendere efficiente e naturale l’acquisizione della seconda lingua. Proviamo a vedere come e perché.

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storie

L’incredibile potere delle storie

Perché il racconto stimola l’acquisizione delle lingue

Siamo animali di storie, in tutte le epoche, a tutte le latitudini, gli esseri umani le raccontano, ben prima di essere in grado di scriverle. Ma cosa rende così importanti le storie? E perché sono fondamentali nell’acquisizione della prima e delle successive lingue che un bambino sarà in grado di acquisire?

In questo post voglio farvi riflettere su quanto il racconto, la lettura ad alta voce, le fiabe che inventiamo per i nostri figli nella penombra di una cameretta accogliente, possano essere potenti per la psiche dei bambini (ma anche degli adulti!), e come sfruttarli al meglio per trasmettere una seconda lingua in modo naturale ed efficace.

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app digitali per insegnare l'inglese

App digitali per insegnare l’inglese ai bambini

Quando tecnologia e seconda lingua vanno a braccetto

Non sono una grande fan del digitale quando si parla dell’educazione dei miei figli. Ma anche se penso sia meglio ritardare il più possibile l’uso autonomo di tablet, video game, o smartphone, è indubbio che gli strumenti a schermo abbiano delle grandi potenzialità. Con le dovute precauzioni, con un uso sempre condiviso e supervisionato dall’adulto, e con un’attenta selezione delle risorse, è possibile usufruire dei vantaggi della tecnologia evitando rischi e dipendenza.

Per tutti i genitori e gli insegnanti che sono interessati ad affiancare agli strumenti tradizionali anche un po’ di tecnologia, ecco una selezione di app digitali per insegnare l’inglese ai bambini. Purtroppo, considerando che lo sviluppo di questi strumenti è molto oneroso, la maggior parte delle app è sviluppata per l’inglese.

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leggere ai bambini

10 libri meravigliosi 2 – 7 anni nella seconda lingua

Questa non è la nostra prima Top 10, ma in questo caso ho scelto i libri per bambini che ci hanno veramente accompagnato per tanti anni, quindi troverete solo autori di lingua inglese, che è la nostra seconda lingua in famiglia. La maggior parte di questi libri per bambini sono dei veri e propri classici della letteratura per l’infanzia e li troverete tradotti in moltissime lingue. Queste meravigliose opere non vi aiuteranno solamente nel vostro percorso di inserimento di una seconda lingua. Regalatele ai nonni, perché le leggano ai nipotini. Portateli sempre con voi, in viaggio, o in vacanza. Saranno degli inseparabili compagni di vita per voi e per i vostri bambini. Mi raccomando, non regalateli quando vi sembrerà che è tempo di passare a qualcosa di più complesso. Vi torneranno utili quando, verso i 6 anni, sarà il momento di imparare a leggere e scrivere anche nella seconda lingua. Buon divertimento!

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