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Bilinguismo: 10 risposte per quelli che “prima deve imparare l’italiano”

Decidere di crescere un bambino bilingue è un atto di fede, un percorso che richiede impegno e costanza, ricco di enormi soddisfazioni, ma anche, a volte di dubbi e frustrazione. Come se tutto questo non bastasse, spesso l’ambiente sociale nel quale ci troviamo rema decisamente contro. Se in molti paesi e anche in alcune regioni italiane crescere bilingue è percepito come normale ed incentivato, nel resto d’Italia è ancora avvolto da una folta coltre di pregiudizi infondati, soprattutto quando si tratta di genitori non madrelingua. 10 risposte per consolidare le basi del progetto bilingue Per portare avanti con convinzione il bilinguismo in famiglia è necessario avere basi solide e non farsi scoraggiare dal primo che, il più delle volte senza saperne assolutamente nulla, si permetterà di dire la sua. E badate, non ce ne sarà uno solo, sul vostro cammino ne incontrerete molti. Queste sono, per mia esperienza, le 10 obiezioni più frequenti che vi sentirete rivolgere. Ed ecco le 10 risposte che dovete tenere bene a mente per non permettere a nessuno di mettere …

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Una seconda lingua in età precoce: crescere bambini bilingui

Se dare il meglio vuol dire regalare due lingue Quando sono nati i miei figli, alla vista della loro faccina grinzosa, ho subito pensato che a queste due creaturine avrei voluto dare tutto il meglio. Nei primi mesi di vita si pensa che questo coincida con un nutrimento adeguato, un ambiente sereno, pulito e confortevole, le braccia di mamma e papà pronte a confortare. E se tra “il meglio” ci fosse anche il dono di una seconda lingua? Vediamo perché crescere un cervello bilingue costituisce un enorme beneficio fin dai primi mesi di vita.

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Genitori non nativi: istruzioni per l’uso

I must have dell’educazione bilingue per i genitori non madrelingua Progettare un percorso di educazione bilingue è, a prescindere, un impegno che richiede costanza, consapevolezza e dedizione. Farlo da genitori non madrelingua richiede uno scatto in più. Spesso non si sa da dove cominciare. A volte serve indossare un’armatura di gomma per tenere testa a tutti quelli che “ma perché? tu non sei inglese”, o “prima deve imparare bene l’italiano”, o “guarda che così gli crei dei ritardi nel linguaggio”. Si tende a vedere come naturale che un genitore madrelingua voglia insegnare la propria lingua madre ai figli. Farlo se non si è madrelingua viene ancora guardato con sospetto e perplessità. Ma noi genitori non nativi siamo sempre di più, e sempre più agguerriti. Pertanto eccovi i miei consigli sui 5 must have dell’educazione bilingue per genitori non madrelingua.

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Il momento migliore per insegnare a tuo figlio una seconda lingua è ora!

Esiste un’età del bilinguismo? La risposta è sì, certo, esiste un’età del bilinguismo, in cui si apprende una seconda lingua senza studiare, ma semplicemente per “esposizione” alla lingua parlata. Oltre quell’età si imparano le lingue straniere, si studia la grammatica e si cerca di comunicare più o meno correttamente e fluentemente con chi non capisce la nostra lingua. Ma qual è il momento migliore per cominciare con un’educazione bilingue? E quando invece è troppo tardi?

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Disturbi dell’apprendimento e bilinguismo: tra miti e falsità

Tra i tanti pregiudizi quello che il bilinguismo possa provocare dei ritardi nell’acquisizione del linguaggio e di conseguenza anche dei disturbi dell’apprendimento è forse quello che crea più ansie e angosce nei genitori che crescono bambini bilingue. Purtroppo è anche uno dei più diffusi tra le persone che più dovrebbero invece promuovere l’esposizione a più lingue fin dall’infanzia, ovvero gli insegnanti! Nel nostro gruppo Facebook Crescere bambini bilingui, una mamma che insegna al proprio bambino lo spagnolo consiglia ad un’altra che sta per iniziare: “Parlagli sempre e comunque la tua lingua, perché quando andrà alla materna potresti trovare degli educatori che cercheranno di convincerti a parlargli in italiano per una serie di motivi assurdi”. Ebbene sì, la scuola si può rivelare un luogo pieno di insidie per il bilinguismo! Vediamo quali strumenti abbiamo a disposizione per rapportarci con chi di bilinguismo ne sa poco o niente e rischia di compromettere il percorso di educazione bilingue.

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Non solo imparare una seconda lingua: i vantaggi cognitivi del bilinguismo precoce

Non solo i vantaggi scontati Certo, qui ci eravamo arrivati tutti. “Du lang is megl che uan” potremmo dire parafrasando un vecchissimo spot. Il vantaggio di sapere fin dalla più tenera età una seconda lingua è il più ovvio dei vantaggi di un’educazione bilingue. Ma qualcuno potrebbe obiettare che in questo caso il peso dell’inglese non è lo stesso di un dialetto o di una lingua poco parlata. Ed è vero, da un punto di vista puramente utilitaristico, ma non se si considerano invece i vantaggi cognitivi e linguistici che il bilinguismo porta indipendentemente da quale sia la seconda lingua. Sotto questo profilo non esistono lingue inutili: i benefici per il cervello sono gli stessi per il francese e l’inglese, per l’urdu e il suomi. Bambini: una macchina per imparare

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Bilinguismo e periodo silenzioso

Conosciamolo prima di dare di matto! Il periodo silenzioso è lo spauracchio di ogni genitore che si avventura nel difficile, ma gratificante, percorso del bilinguismo infantile. “Sarà mai in grado di spiccicare una frase nella seconda lingua?”, “Perché il bambino ancora non parla nella seconda lingua? Non capisce, oppure ce l’ha con me?”, “Perché mi risponde sempre e solo nella prima lingua?”. Sono queste le domande che affliggono, comprensibilmente, i genitori, che fremono di impazienza nell’attesa di vedere finalmente i frutti di tanto lavoro. Per placare ansie e paranoie, e per evitare che qualcuno, scoraggiato, sia tentato di abbandonare l’inserimento della seconda lingua in famiglia, ecco tutto quello che dovreste sapere su cos’è il periodo silenzioso e su come affrontarlo. Potrebbe interessarti anche: Bilinguismo, 5 dritte per non mollare Bilinguismo: simultaneo o consecutivo? Molti pensano che l’acquisizione della seconda lingua avvenga secondo processi particolari di apprendimento. In realtà questo è vero solo in minima parte. Soprattutto se parliamo di bilinguismo precoce (ovvero entro i tre anni), le fasi di acquisizione della prima e della seconda …

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Crescere un bambino nel bilinguismo senza essere madrelingua: è possibile?

Che cosa vuol dire non-native bilingual parenting Adoro la capacità di sintesi della lingua inglese. Mi sono arrovellata sulla traduzione italiana di  questa terminologia senza riuscire a trovare una definizione altrettanto incisiva. Nella sostanza non-native bilingual parenting significa mettere in campo il progetto di crescere un bambino bilingue senza essere madrelingua della seconda lingua, ovvero avendola imparata come lingua straniera.  Crescere bambini bilingui è già una bella sfida, ma farlo senza essere madrelingua è tutta un’altra faccenda! Chi espone i propri figli ad una lingua straniera ha dubbi e si pone domande che non sfiorano minimamente un genitore madrelingua. Oltre a tutte le preoccupazioni che naturalmente affliggono le famiglie bilingui, si aggiungono tutte le incertezze e le preoccupazioni che riguardano la propria padronanza della lingua, oltre a dover parlare in contesti non convenzionali, come quello dell’affettività o del linguaggio tipico dell’intimità di una famiglia. Insomma, se il genitore che introduce una seconda lingua deve armarsi di PACU (PAZIENZA, AMORE, COSTANZA ed UMORISMO) per un genitore non nativo servirà una buona dose di PACUF, dove F …

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OPOL o MLAH: esiste un metodo migliore per crescere bilingue?

Bilinguismo: perché serve un metodo Quando abbiamo deciso di intraprendere un’educazione bilingue per i gemelli, vi dico la sincera verità, non ci siamo assolutamente preoccupati di applicare o meno un metodo. In realtà non ci siamo nemmeno preoccupati del fatto che esistesse un metodo! La cosa più scontata era che io parlassi inglese ai bambini, il più possibile: laureata in lingue vince contro ingegnere. Le mie ansie principali non riguardavano certo il metodo. Mi preoccupavano piuttosto il fatto di non essere madrelingua, e la reazione di parenti e amici. A volte buttarsi inconsapevolmente nella mischia ha i suoi risvolti positivi. Ma non è questo il caso. Navigare a vista? Anche no Portare avanti un’educazione bilingue è un gran lavoraccio, ed essere perfettamente consapevoli di quello che si sta facendo è un grande vantaggio. Navigare a vista può anche funzionare alla fine, ma è difficile, soprattutto se non si è madrelingua, e ti lascia scoperto alla prima difficoltà. Un esempio su tutti: moltissimi progetti di educazione bilingue naufragano attorno ai due anni del bambino. Basta il …